Tutto quello che c’è da sapere sulla riforma delle Popolari

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ROMA (Public Policy) – di Viola Contursi – Dal tetto del 5% al diritto di voto dei soci in assemblea nelle popolari trasformate in Spa al recepimento della direttiva Ue sulla portabilità dei conti correnti. Dall’ampliamento della platea delle start up innovative alla riscrittura dell’articolo sulla Sace e di quello sull’Istituto italiano di tecnologia.

E poi aumentata garanzia statale per le imprese in amministrazione straordinaria e priorità per le imprese dell’indotto Ilva delle risorse del fondo di garanzia per le Pmi. Queste le novità introdotte nel decreto Banche dal passaggio alla Camera, che si è concluso con il via libera da parte dell’aula.

Le modifiche al testo non sono state poche, contando che le commissioni Finanze e Attività produttive hanno riscritto interamente tre articoli (sui conti correnti, sulla Sace e sull’Iit). Il governo ha aperto solo minimamente a una correzione sull’articolo 1, sulla trasformazione delle banche popolari in Spa, non ammettendo che si mutasse l’impianto della riforma. Ora il testo dovrà passare al Senato dove però l’intenzione di governo e maggioranza è quello di non modificare ulteriormente l’articolato. Vediamo in sintesi le principali modifiche sul testo fatte dalla Camera.

TETTO 5% DIRITTO VOTO BP
È stato ritoccato, ma solo lievemente, il primo articolo, sulle banche popolari. Si è stabilito che le dieci grandi banche popolari italiane che si trasformeranno in Spa potranno con maggioranza semplificata (in seconda convocazione basterà il voto favorevole dei 2/3 dei presenti in assemblea) cambiare lo statuto (con voto capitario) per la trasformazione in società per azioni e prevedere allo stesso tempo e con la stessa maggioranza fissare un tetto al diritto di voto dei soci al 5%, o più alto, esercitabile per massimo due anni dalla conversione del decreto.

Viene poi fatto salvo il diritto al rimborso delle azioni in caso di recesso per morte. Non è invece stata modificata la soglia (di 8 miliardi di attivi) al di sopra della quale il decreto prevede l’obbligo per le dieci banche popolari più grandi d’Italia di trasformarsi in Spa. Una soglia su cui praticamente tutti i gruppi (compreso il Pd) avevano chiesto di intervenire ma su cui il governo è stato inamovibile.

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Con un emendamento dei relatori approvato nell’Aula della Camera è stato riscritto anche l’articolo 2 del decreto sulla portabilità dei conti correnti, introducendo il recepimento della direttiva Ue 92/2014. L’articolo 2 del decreto, così come riscritto, continua a prevedere che il trasferimento dei conti correnti e dei depositi titoli debba essere gratuito e, in caso contrario, che ci debba essere un indennizzo.

Viene però anche stabilito che il trasferimento debba avvenire entro ’12 giorni lavorativi dalla ricezione dell’autorizzazione del consumatore’ e che, nel caso non vengano rispettate le norme sulla portabilità dirigenti e dipendenti delle banche potranno essere sanzionati con multe da 5.160 a 64.555 euro. Le banche avranno comunque tre mesi per adeguarsi alle nuove disposizioni.

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Le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera hanno anche riscritto l’articolo 3, eliminando la possibilità per Sace di erogare credito diretto per l’internazionalizzazione delle imprese. Sarà la Cdp a decidere se erogare direttamente l’exoort credit o attraverso la Sace o diversa società controllata. E potrà farlo anche se il credito non è garantito dalla Sace. (Public Policy)

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@VioC