Riforma della giustizia, parla Ermini: annunci e confusione

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) –

D. David Ermini, già vicepresidente del Csm, giurista, avvocato, attuale membro della direzione nazionale del Pd, questa riforma della giustizia non s’ha da fare. 

R. “Prendo atto che da un anno a questa parte s’è visto poco o nulla. Molti annunci e un po’ di confusione. Si passa da un argomento a un altro con velocità incredibile e non si capisce se c’è una linea precisa sulla riforma della giustizia oppure no. La giustizia non si riforma con una legge sola, servono una serie di provvedimenti che devono stare insieme seguendo un filo logico. E finora mi pare che non si sia seguito alcun filo logico”.

D. La maggioranza è dispersiva sul tema della giustizia?

R. “Sì, avrebbe dovuto anzitutto occuparsi di attuare quelle riforme fatte in funzione del Pnrr, realizzate durante il governo Draghi-Cartabia. Una volta finito di attuare quelle, ci si può anche mettere a discutere del resto. Serve però sempre un filo logico da seguire. Invece qui viene annunciata la riforma sulla separazione delle carriere, sulle intercettazioni… Una marea di annunci senza sapere mai dove si va a finire. In più bisogna tenere in considerazione che al governo ci sono due scuole di pensiero diverse. Da una parte c’è chi dice ‘buttateli dentro e gettate via la chiave’, dall’altra ci sono i liberali che intendono il mondo della giustizia in senso molto garantista. Ma questo è un problema che dovrà risolvere la maggioranza. Siamo nelle loro mani. Io intanto però noto che dopo un anno di governo siamo fermi su tutto o quasi. Bisogna tenere conto poi che la vera riforma della Giustizia, al di là di quello che si può annunciare, riguarda le risorse per il personale amministrativo e per le strutture, dai palazzi di giustizia alle carceri. E invece si continua, per esempio, a cambiare la norma sulla prescrizione, modificando l’improcedibilità, che in questo momento stava portando risultati utili per il Pnrr”.

D. Anche in questo caso il Governo ha fatto poco?

R. “Sinceramente abbiamo visto poco. E poi c’è un altro aspetto che mi ha colpito. Il governo iniziò sulla giustizia con il decreto sui rave party, facendo gestire le norme non dal ministero della Giustizia bensì dal ministero dell’Interno. Anche questo non va bene. Non perché l’Interno sia migliore o peggiore, ma perché la competenza sarebbe dovuta toccare alla Giustizia. Fossi nella maggioranza, farei notare questa distorsione”.

D. Separazione delle carriere, il ministro Nordio dice che la riforma va rinviata perché ora c’è il premierato di cui occuparsi. 

R. “Beh, visto che anche per la separazione delle carriere serve una legge costituzionale e proprio che stanno lavorando sul premierato, allora avrebbero potuto seguire entrambi i progetti di riforma con adeguata costanza. Peraltro, sul tema della separazione, non tutti sono completamente favorevoli e non tutti sono completamente contrari. La discussione si può fare e visto che probabilmente ci sarà un referendum costituzionale sul premierato avrebbero potuto aggiungerci anche quest’altra riforma. La politica è una questione di volontà”.

D. Ma, nel merito, che cosa pensa della separazione delle carriere?

R. “Che la separazione delle carriere in questo momento serve ad attirare il consenso di parte degli avvocati. I cambiamenti di funzione oggi sono pochissimi e con la legge Cartabia praticamente spariscono. Non nascondo però di trovare apprezzabile la posizione di chi sostiene che il pm dovrebbe farlo qualcuno che è stato giudice per un po’ di anni. Credo anche che i fautori della separazione delle carriere dovrebbero lavorare per interrompere il legame strettissimo che esiste tra la polizia giudiziaria e la procura. La separazione delle carriere contribuirebbe a rafforzare questo rapporto. Insomma, di giustizia bisognerebbe parlare con pazienza, non farne uno strumento elettorale. Qui invece si procede per slogan. Ma per fare le riforme serve condivisione, tempo. Sulla giustizia, visto che siamo in un sistema liberale, dovremmo avere tutti la stessa linea. Le riforme, intendiamoci, servono. Per esempio serve urgentemente una riforma dell’ordinamento penitenziario, che è indispensabile. Non si può non recuperare la riforma Orlando, che non è mai stata applicata”.

D. E la battaglia sull’abuso d’ufficio? La condivide?

R. “L’abuso d’ufficio nasce per tutelare i cittadini. Io sono convinto che i sindaci vadano protetti e che la paura della firma vada cancellata. Ma non si può buttare via il bambino con l’acqua sporca. Servono norme speciali sui sindaci, che li tutelino maggiormente. Il problema è che non c’è un clima sereno per ragionare sulla giustizia, è una guerra continua”. (Public Policy)

@davidallegranti