“A INGROIA È MANCATO IL TEMPO, ORA I PARTITI DECIDANO COSA FARE” /INTERVISTA

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(Public Policy) – Roma, 27 feb – (di Gaetano Veninata) Il
tempo. È quello che secondo Franco La Torre, figlio di Pio
(segretario regionale siciliano del Pci, ucciso dalla mafia
nel 1982) e candidato alla Camera per Rivoluzione civile
(secondo in lista in più regioni dietro il leader Antonio
Ingroia) è mancato di più al movimento guidato dal
magistrato. Tradotto: zero seggi, i 4 partiti che lo
appoggiavano in ritirata (Idv, Pdci, meno il Prc), “le
istanze legalitarie in mano a pochi parlamentari e non a un
gruppo omogeneo”.

Per il palermitano La Torre ci sono però “tutte le
condizioni perchè l’esperienza continui”.

D. INGROIA HA DETTO A CALDO CHE “LA RIVOLUZIONE CIVILE NON
SI FERMERÀ”. PER LEI È LO STESSO? E DOVE VA?
R. Lui ci sta a continuare. Io anche. Siamo in una fase in
cui si sta ragionando sul: ‘Ci sono le condizioni interne?’.
Quelle esterne ci sono tutte. Il risultato che abbiamo
conseguito ci fa essere ottimisti nonostante gli appelli al
voto utile e la nostra partenza frettolosa.

Con Ingroia ci siamo incontrati già più volte dopo il
risultato. Adesso ci saranno gli incontri dei partiti,
faranno le loro valutazioni: dall’Idv ai Verdi. Poi ci sono
i coordinatori di Rivoluzione civile che riuniremo nei
prossimi giorni; idem per tutti i candidati. Solo allora ci
siederemo tutti intorno a un tavolo e vedremo.

D. IL RISULTATO ELETTORALE DICE ZERO SEGGI (2,25% ALLA
CAMERA, 1,79% AL SENATO). COME SE LO SPIEGA?
R. Per Rivoluzione civile era il migliore ottenibile viste
le condizioni date, visto che siamo nati i primi di gennaio
(l’annuncio di Ingroia è del 29 dicembre; Ndr). Abbiamo
pagato la confusione delle liste fatte in maniera troppo
rapida, un’organizzazione che si basava su una ricchezza di
attori – i 4 partiti, i 2 sindaci di Palermo (Leoluca
Orlando; Ndr) e Napoli (Luigi De Magistris; Ndr) e la
galassia di associazioni che avevano aderito – che
necessitava sicuramente di un periodo maggiore di
preparazione, coordinamento e condivisione. Anche nella fase
di preparazione delle liste.

D. LE LISTE ERANO STATE CRITICATE ANCORA PRIMA CHE
USCISSERO, PER LA PRESENZA DI POLITICI DI LUNGO CORSO.
R. Purtroppo la fretta fa fare sempre errori. Quello che ho
raccolto in campagna elettorale è stata anche questa
criticità, che non dico faccia perdere le elezioni, ma ha
dimostrato che non eravamo molto attrezzati. È un limite
oggettivo interno. Avendo chiesto ai partiti di fare un
passo indietro, questo ha avuto delle conseguenze in termini
di organizzazione.

D. MOLTI PARTITI, COME L’IDV, SEMBREREBBERO GIÀ IN PROCINTO
DI ABBANDONARE LA NAVE.
R. Anche il movimento arancione di De Magistris ha
dichiarato finita l’esperienza di Rivoluzione civile, se è
per questo. E sono scelte che la dicono lunga su quanto
fosse ‘coesa’ questa lista elettorale: avevamo bisogno di
molto più tempo, c’è stata una valutazione troppo ottimista.
Ma io credo ancora ci siano tutte le condizioni perchè
l’esperienza continui.

D. SENZA I PARTITI?
R. I partiti non sono dei fortini inespugnabili e queste
elezioni ce lo dimostrano. Come forme organizzate,
legittimamente fanno le scelte che ritengono opportune per
il bene della loro organizzazione. Se l’Idv o De Magistris
ritengono l’esperienza conclusa è legittimo. Ciò non toglie
che siamo in una fase di grande fluidità.

D. PERCHÈ GLI ITALIANI HANNO SCELTO L’ALTERNATIVA CHIAMATA
5 STELLE INVECE DI RIVOLUZIONE CIVILE?
R. Un po’ per limiti nostri e un po’ per le circostanze
nelle quali ci siamo venuti a trovare. È stata una campagna
che l’opinione pubblica ha visto rappresentata nella contesa
tra centrosinistra, centrodestra e Grillo. Noi eravamo
l’unica formazione minore – senza nulla togliere a Giannino
– che poteva dare una risposta a quel moto di protesta e di
amarezza.

Non ambivamo certo a fare
un risultato come quello di Grillo, ma rispondevamo allo
stesso malessere in maniera diversa e non indistinta,
attraendo come Grillo da entrambi i poli. In questo il M5s
non può durare all’infinito, e questo dipenderà dalla
capacità del sistema politico di riportare la rabbia a
condizioni fisiologiche. Inoltre Ingroia non ha mai avuto
mezza pagina dove illustrare le sue idee. L’unica cosa che
gli chiedevano era: ‘Perchè non te ne torni in Guatemala?’.

D. DI PIETRO, INGROIA, LEI STESSO FUORI DAL PARLAMENTO. CHI
RACCOGLIERÀ LE VOSTRE ISTANZE LEGALITARIE?
R. C’è sentimento di rispetto delle regole diffuso anche
nei 5 stelle, ma gli manca – come in molti altri
ragionamenti – un quadro generale dove tutti questi tasselli
si possono ritrovare. Per la loro stessa natura non hanno
un’idea di società complessiva, il loro è un sistema
valoriale ancora non completo. Loro si possono permettere di
guardare a destra e dire basta con i sindacati. Una cosa
sbagliatissima.

D. È REPLICABILE SU SCALA NAZIONALE IL MODELLO SICILIA?
R. No, assolutamente. Questo è un Paese che ha di fronte a
sè una serie di scelte che si possono condividere con i 5
stelle: riforma della politica, moralizzazione, conflitto
d’interessi. Ma l’Italia ha bisogno anche di incentivi
all’economia, e lì ognuno ha il suo punto di vista. Idem per
il mercato del lavoro e i tagli da fare. In Sicilia è una
cosa diversa. (Public Policy)

GAV