di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Il liberale Carlo Nordio potrebbe avvertire un po’ di imbarazzo in questi giorni. Il nuovo reato che colpisce “l’invasione di edifici finalizzata ai raduni” va nella direzione opposta a quella auspicata dall’ex magistrato prima di entrare nelle sue funzioni di ministro della Giustizia. Fino a sei anni di carcere per chi organizza rave party. Ancora una volta insomma si preferisce il diritto penale per risolvere un problema sociale o culturale.
Osserva giustamente Francesco d’Errico, presidente di Extrema Ratio, associazione di diritto liberale: “L’esordio in materia di giustizia penale dell’esecutivo di destra è da film horror, ma purtroppo è realtà”. Tra “il rilancio dell’ostatività (accolto con grande entusiasmo anche dalla falange pentastellata) e l’introduzione di una nuova fattispecie “anti-rave” dai connotati evidentemente illiberali – proposta sull’onda del solito emergenzialismo – a prima vista irrispettosa dei canoni di tassavità e determinatezza, proporzionalità ed offensività, la direzione intrapresa è seriamente preoccupante”. Altro insomma “che programma di depenalizzazione e riforme garantiste: al momento l’agenda e le ottime dichiarazioni d’intenti di Carlo Nordio, giurista di sensibilità liberale, stanno venendo travolte dal nazional-populismo della maggioranza”.
Se è dunque “vero che l’approccio ‘law & order’ e l‘impostazione ‘tough justice’ della coalizione non sono una novità, è altrettanto vero che proprio la sua presenza in Via Arenula e le sue prime uscite pubbliche avevano alimentato la speranza che potesse mitigare, frenare e contenere questa deriva. La contraddizione tra ‘l’agenda Nordio’ e la ‘linea Meloni’ è ormai plastica, evidente ed innegabile. Come si evolverà la situazione? L’ex pm trevigiano accetterà di stare ulteriormente in disparte e di aderire pedissequamente alla linea? Almeno in tema di ordinamento giudiziario (es: separazione delle carriere) arriveranno buone notizie?”. Sono tutte domande che andrebbero girate al nuovo Governo e segnatamente al nuovo ministro della Giustizia, di cui non si può che apprezzare l’impianto solidamente garantista. Resta da capire ancora però quanto sia condiviso da tutto l’Esecutivo.
@davidallegranti
(foto cc Palazzo Chigi)