di Fabio Napoli
(Public Policy / Policy Europe) – La Commissione Ue è pronta ad aprire le norme sugli aiuti di Stato agli investimenti che comportano una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra delle attività industriali o a una riduzione sostanziale del consumo di energia nelle attività e nei processi industriali. Questo quanto risulta da una bozza di comunicazione sugli aiuti di Stato collegati agli obiettivi del Clean Industrial Deal, su cui la Commissione è al lavoro e di cui Policy Europe ha preso visione.
Per attività industriali si intendono le attività che comportano la produzione di beni finali o intermedi tangibili su scala. Vengono esclusi da questo schema di aiuti, quelli nel settore agricolo, gli aiuti per la produzione di energia (che saranno coperti da un altro schema); gli aiuti che incentivano nuovi investimenti nella produzione industriale basati sui combustibili fossili più inquinanti, come carbone, gasolio, lignite, petrolio, torba e scisto bituminoso.
Per il momento, la bozza di comunicazione fissa la soglia minima di riduzione del consumo di energia al 20%. Rientreranno nello schema anche gli investimenti in attrezzature per la cattura del carbonio lo stoccaggio o l’utilizzo della CO2 (CCS o CCU). Il gas naturale potrà essere utilizzato per gli investimenti finalizzati alla decarbonizzazione del calore industriale solo se debitamente giustificato e in ogni caso a condizione che fornisca un risparmio energetico di almeno il 30% o una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 60%, anche se al momento la bozza pone tra parentesi tutte le cifre, che dunque potranno essere soggette a ulteriori ritocchi. Saranno coperti dallo schemo anche gli investimenti in infrastrutture energetiche ubicate sul territorio del progetto. Una parte dello schema riguarda gli investimenti per la produzione di energia.
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@Naffete