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(Public Policy) – Roma, 19 set – Se Silvio Berlusconi fosse
stato ancora deputato, non ci sarebbero stati dubbi sulle
modalità di votazione: l’Aula della Camera avrebbe dovuto
votare infatti a scrutinio palese. Sono queste le modalità
di votazioni sulle delibere della Giunta delle elezioni.
Lo decise la Giunta per il regolamento nella seduta del 6
giugno 2007 che escluse la possibilità di effettuare a
scrutinio segreto le deliberazioni sulle proposte della
Giunta delle elezioni, che determinano la decadenza dalla
carica di deputato, in quanto le stesse non implicano un
giudizio sulla persona e il suo operato, ma hanno a oggetto
l’esistenza o meno di una situazione giuridica che incide
sulla regolare composizione del plenum della Camera.
Si tratta dunque di una valutazione sullo status del
deputato, e in particolare circa la ricorrenza e la
regolarità dei titoli di ammissione e la presenza di cause
di ineleggibilità o incompatibilità.
Inoltre, l’articolo 2, al comma 2 del regolamento della
Giunta delle elezioni, approvato dall’Assemblea nella XIII
legislatura con la maggioranza prescritta dall’articolo 64
della Costituzione per l’adozione del Regolamento della
Camera, ed entrato in vigore il giorno precedente la data di
convocazione dei comizi per l’elezione della Camera per la
XIV legislatura, prevede che: “Le votazioni in materia di
verifica del poteri, ineleggibilità, incompatibilità e
decadenza non costituiscono votazioni riguardanti persone ai
sensi dell’articolo 49, comma 1, del Regolamento della
Camera”.
Quindi il voto a scrutinio segreto previsto da entrambe le
Camere per le votazioni riguardanti le persone, non si
sarebbe potuto applicare all’aula di Montecitorio.
Berlusconi, eletto nella XVII legislatura al Senato della
Repubblica, è stato sin dalla sua ‘discesa in campo’ alla
Camera dove venne eletto nella XII, XIII, XIV, XV e XVI
legislatura. (Public Policy)
SAF