(Public Policy) – Roma, 10 apr – Nel 2005 la Provincia di
Milano guidata dal diessino Filippo Penati acquistò, dal
costruttore Marcellino Gavio, alcune azioni della società
autostradale Milano-Serravalle. Un acquisto che portò in
seguito i pm di Monza all’avvio di un’indagine sulle
presunte tangenti legate al cosiddetto “sistema Sesto” che
farebbe capo a Penati (accusato di concussione, corruzione e
finanziamento illecito ai partiti e rinviato a giudizio a
ottobre 2012).
Oggi un articolo del Corriere della sera tira in ballo
nella vicenda anche Massimo D’Alema. A fare il nome dell’ex
presidente del Consiglio e ministro degli Esteri sarebbe
stato, secondo le ricostruzioni del quotidiano di via
Solferino, l’architetto Renato Sarno, attualmente “agli
arresti domiciliari per un’altra vicenda con l’accusa di
concussione per induzione dell’imprenditore Edoardo
Caltagirone nel 2009”.
Secondo quanto riportato dagli autori del pezzo, Luigi
Ferrarella e Giuseppe Guastella, Sarno avrebbe riferito il 4
febbraio ai pm (allora era in carcere a Monza perchè
incriminato come il “collettore di tangenti e uomo di
fiducia di Penati”) queste parole dell’ex presidente della
Provincia di Milano: “Io ho dovuto comprare le azioni di
Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente,
ma non potevo sottrarmi perché l’acquisto mi venne imposto
dai vertici del partito nella persona di Massimo D’Alema”.
Una ricostruzione smentita dallo stesso Penati al Corriere:
“Costretto da D’Alema a strapagare le azioni a Gavio? Non
l’ho mai detto a Sarno, né avrei mai potuto dirglielo perché
non è vero: difendo l’operazione Serravalle fatta
nell’interesse della Provincia e destinata ancora oggi a
procurarle una plusvalenza”, dice infatti il politico
lombardo.
E D’Alema? Anche lui risponde, con un comunicato, alle accuse
di Sarno: “Leggo con stupore […] alcune dichiarazioni che
sarebbero state rilasciate dall’architetto Renato Sarno in merito
ad un mio presunto interessamento, nei confronti dell’allora
presidente della Provincia di Milano Filippo Penati,
nell’acquisto delle quote azionarie dell’Autostrada
Milano-Serravalle, oggetto di indagine da parte della
Procura di Monza”.
“Nel rilevare che tutta la ricostruzione della vicenda è
stata già smentita da Penati – si legge – ovvero colui che
avrebbe riferito quelle evidenti sciocchezze all’architetto
Sarno, mi sconcerta il fatto che i due giornalisti del
Corriere della Sera non abbiano avvertito l’esigenza di
chiedere la mia versione prima di dare diffusione a
dichiarazioni inventate di sana pianta, pubblicandole con
straordinario e immotivato risalto. Nel ribadire di non
essermi mai interessato a quella vicenda, comunico di aver
incaricato il mio legale, avvocato Gianluca Luongo, di
assumere ogni più idonea azione a tutela della mia immagine
e della mia onorabilità”.
LA SOLIDARIETÀ DEL PDL
Tra i primi a esprimere solidarietà all’ex premier è il
Popolo della libertà, per bocca del senatore Pierantonio
Zanettin, che parla in una nota di “polpetta avvelenata” in
vista dell’elezione al Quirinale (dove D’Alema risulta tra i
papabili): “Non posso che rimanere esterrefatto – dice
Zanettin – dalla tempestività di tale indiscrezione
giudiziaria, che coincide con le candidature per la
presidenza della Repubblica. Si tratta evidentemente di una
“polpetta avvelenata” per bloccare la possibile elezione
dello stesso D’Alema al Quirinale”.
“Ovviamente, chi parla non appartiene per cultura e storia
personale allo schieramento politico nel quale l’ex
presidente del Consiglio ha sempre militato, ma di fronte
alla evidente strumentalità di tale indiscrezione, ritengo
di esprimere a D’Alema la massima solidarietà politica. Sono
convinto che oggi, proprio dopo questo proditorio attacco
del circuito mediatico giudiziario, D’Alema costituisca il
più meritevole candidato al Colle più alto”. (Public Policy)
GAV