DALLE BANCHE 7,58 MILIARDI IN PIÙ ALLO STATO E -40 A IMPRESE E FAMIGLIE
(Public Policy) – Roma, 10 apr – Secondo un’elaborazione
dell’Ufficio studi della Cgia su dati della Banca d’Italia,
nell’ultimo anno (febbraio 2013 su febbraio 2012) la
variazione del credito erogato dalle banche alle
Amministrazioni pubbliche è stata pari al +2,9% (di cui
+4,9% all’Amministrazione centrale e -1,1% agli Enti locali
ed agli Enti di previdenza).
Gli impieghi erogati dalle banche al comparto pubblico sono
aumentati di 7,58 miliardi, mentre tra le società non
finanziarie e le famiglie produttrici (vale a dire le
imprese) la variazione è stata di -3,4%.
In termini assoluti le aziende hanno subito una “stretta”
pari a 34 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane
hanno patito una riduzione dei prestiti dell’1%, che
corrisponde ad un valore assoluto pari a -5,1 miliardi di
euro.
Meglio della Pa è andata alle istituzioni finanziarie che
nel periodo considerato hanno visto crescere gli impieghi
del 23,2% (pari a +44,25 miliardi di euro).
Il segretario dell’Associazione artigiani piccole imprese
Mestre Giuseppe Bortolussi ha commentato: “Mentre le imprese
private italiane non vengono pagate dalla nostra Pubblica
amministrazione, il sistema creditizio cosa fa? Privilegia
lo Stato centrale, mentre penalizza gli Enti locali e
soprattutto le imprese. E’ utile ricordare che anche nel
nostro Paese i posti di lavoro li creano le aziende private,
soprattutto quelle di piccola dimensione. Se non le
aiutiamo, difficilmente potremo evitare un ulteriore aumento
della disoccupazione”.
“Se nell’ultimo anno solo la Pa e le istituzioni finanziare
hanno fruito di un aumento degli impieghi, ciò vuol dire che
nel sistema c’è qualcosa che non va. E’ vero – ha concluso
Bortolussi – che sono in aumento le sofferenze e che
l’incremento dei crediti alla Amministrazione potrebbe
rimettere in moto gli investimenti, ma se poi lo Stato non
paga, come purtroppo abbiamo constatato in questi ultimi
anni, vuol dire che questi nodi vanno assolutamente
affrontati”. (Public Policy)
SPE