di Viola Contursi
ROMA (Public Policy) – Con la vittoria del ‘no‘ al referendum, le dimissioni di Matteo Renzi, l’ipotesi di un nuovo Governo (tecnico o di scopo che sia) e la prospettiva di nuove elezioni, saranno diversi i provvedimenti fermi in Parlamento, che rischiano di non vedere mai la luce.
Tra questi al primo posto c’è il ddl Concorrenza, varato dal Governo Renzi quasi due anni fa e bloccato dall’estate in seconda lettura al Senato.
Con la caduta del governo dell’ex sindaco di Firenze, fonti parlamentari riferiscono che l’iter del ddl Concorrenza è destinato ad arenarsi definitivamente. Si profila quindi un nulla di fatto per il progetto di liberalizzazioni dell’era Renzi, che ha impegnato il Parlamento per 20 mesi, di cui 9 solo di votazioni in seconda lettura al Senato, innumerevoli sedute fiume anche in notturna, miriadi di emenendamenti votati e approvati.
Come detto, il ddl era fermo in Senato dall’estate, quando finalmente era stato licenziato dalla commissione Industria ed era pronto per essere esaminato dall’aula. Ma già al rientro dalle ferie estive era chiaro l’intento della maggioranza: congelarne l’esame fino all’esito del referendum, per rinviare accese discussione interne alla maggioranza su nodi spinosi come la norma Booking, le Srl seplificate, gli sconti rc auto.
E ora che al referendum ha vinto il ‘no’ e Renzi si dimette, in ambienti parlamentari ci si dice pressocché certi che il nuovo governo non riprenderà in mano il provvedimento.
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@VioC