ROMA (Public Policy) – Il Consiglio dei ministri ha approvato martedì sera “all’unanimità” – come ha sottolineato Giuseppe Conte – il decreto Ristori (che vale più di 5 miliardi), contenente gli indennizzi per le attività maggiormente penalizzate dall’ultimo dpcm. Le risorse saranno parametrate in base a quanto incassato già in primavera dopo il primo lockdown, ma non potranno in ogni caso superare i 150mila euro. I ristori dovrebbero essere differenziati per settori, da un minimo di mille euro fino alla soglia massima già citata, con rimborsi più sostanziosi per le attività già chiuse da agosto (come le discoteche), a cui andrebbe un rimborso pari al 400% di quello già ricevuto in precedenza, seguiti da ristoranti (fino al 200%), bar e simili. Ristori al 150% sarebbero invece previsti per per alberghi, affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, villaggi turistici, ostelli della gioventù e rifugi di montagna.
Per tassisti e Ncc l’indennizzo sarebbe invece del 100%, cioè la stessa somma già ricevuta in primavera. Inoltre, sempre a sostegno delle attività colpite, il decreto prevede anche la cancellazione della seconda rata Imu.Per il mondo del lavoro arriva poi l’attesa estensione di altre sei settimane del periodo in cui è possibile chiedere la Cassa integrazione covid. Le sei settimane devono essere comprese tra il 16 novembre 2020 e il 31 gennaio 2021, e riguardano tutte le attività che hanno richiesto le 9 settimane aggiuntive previste nell’ultimo decreto agosto. La Cassa è gratuita – quindi completamente a carico dello Stato – per le attività interessate direttamente dall’ultimo dpcm. Infine, sempre sul capitolo lavoro, viene esteso fino al 31 gennaio il blocco dei licenziamenti attualmente in vigore.
Per il 2020, prevede inoltre una bozza del decreto di cui Public Policy ha preso visione, vengono poi stanziati 30 milioni di euro per “sostenere ed implementare il sistema diagnostico dei casi di positività al virus Sars-CoV-2 attraverso l’esecuzione di tamponi antigenici rapidi da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, secondo le modalità definite dagli Accordi collettivi nazionali di settore”. Per la copertura, si legge nella bozza, si provvede a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per il medesimo anno.
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PAM-VIC