di Pietro Monsurrò
ROMA (Public Policy) – La relazione militare tra Usa ed Europa assomiglia alla relazione finanziaria tra Italia ed Unione europea: un problema di azzardo morale che produce parassitismo (free riding) della parte debole (Europa ed Italia), per via della scarsa credibilità della parte forte (Usa e Ue). Entrambe le questioni possono essere analizzate in termini di credibilità, coerenza temporale, azzardo morale: gli strumenti della teoria economica sono fondamentali.
L’Italia è un Paese in stagnazione e declino economico da decenni, con elevato indebitamento, che sopravvive grazie al fatto che le istituzioni europee tengono basso il costo del debito. Se non ci fossero Bruxelles e Francoforte, il costo del debito salirebbe, ci sarebbe una fuga di capitali dall’Italia, e addio status quo di politiche clientelari: l’Italia sarebbe costretta a scegliere tra rapide e profonde riforme, oppure la bancarotta. Finché ci sarà l’euro a rendere “solvibile” il debitore italiano, ciò non accadrà: il malgoverno italiano potrà continuare indisturbato a perpetuare sé stesso tramite voto di scambio, senza alcun interesse né a rendere sostenibili le finanze pubbliche, né a tornare a crescere.
L’Europa ci perde, ovviamente. L’Eurozona non può contrastare l’inflazione tempestivamente e con forza senza che i tassi salgano troppo, rischiando di perdere i pezzi più deboli come l’Italia: i cittadini dell’eurozona, quindi, devono sopportare una riduzione del loro potere d’acquisto. E per oltre un decennio, dal 2000 in poi, molti Paesi europei hanno goduto di flussi di capitali a prezzi sovvenzionati per finanziare politiche clientelari o bolle speculative: migliaia di miliardi di capitali sprecati per pagare prepensionamenti anziché costruire data center per l’Intelligenza artificiale.
L’euro non ha credibilità: se si prova a imporre condizioni all’Italia, l’Italia continua procrastinare le riforme, tanto l’Eurozona continua a comprare BOT e BTP. L’euro nasce privo di credibilità: appena saputo che l’Italia sarebbe entrata, gli spread sui titoli italiani (e degli altri PIGS) si annullarono, nonostante la clausola di “no bail-out” (a cui nessuno ha mai creduto). I mercati sapevano che in caso di problemi l’Europa sarebbe intervenuta e quindi era inutile prezzare il rischio del sistema-Italia. E da qui nasce la crisi dell’Eurozona, dal 1999 ai giorni nostri.
Che legame c’è con il rapporto tra Stati Uniti ed Europa? Invece dello strumento monetario, la base dell’azzardo morale in questo caso è la protezione militare. L’Europa ha potuto permettersi di avere forze armate inadeguate e una base militare-industriale minuscola perché tutti i problemi di politica estera dal 1945 ad oggi sono stati risolti dagli Stati Uniti. Dopo il 1990 la situazione è peggiorata: i Paesi europei hanno di fatto annichilito le loro capacità militari per risparmiare qualche punto percentuale di PIL. Tutto ciò ha consentito di finanziare il clientelismo e politiche costose o inefficienti come la transizione energetica e l’antinuclearismo.
Gli Stati Uniti possono lamentarsi dell’inadeguatezza militare degli europei, ma non possono farci molto: se fossero credibili nel minacciare di non aiutare l’Europa, rischierebbero di perdere il controllo sull’Europa stessa, andando a beneficiare potenziali altre potenze, regionali (Russia) o globali (Cina). Quindi è possibile fare sparate sui social per lamentarsi dei ridicoli budget militari europei, come fa Trump, ma è più difficile risolvere il problema.
In entrambe i casi c’è anche una questione di controllo. Finché l’Italia dipenderà da sussidi e garanzie europee, i Governi italiani saranno deboli e ubbidienti. Potranno subire il controllo europeo con acquiescenza, come un mendicante educato, o con ingratitudine, come un mendicante indispettito, ma non potranno veramente dire di no all’Europa. L’europeismo e l’antieuropeismo italiani sono due facce della stessa medaglia, due varianti di euro-opportunismo: l’Europa consente di preservare lo status quo, finanziando il malgoverno.
Nel caso degli Usa, il soft e l’hard power statunitense sull’Europa sono amplificati: i Paesi dell’Est sanno che solo gli Usa sono alleati credibili contro la Russia; e i Paesi europei dipendono da tecnologie statunitensi, dalle semplici CPU agli aerei militari più sofisticati, e devono acquistare dunque prodotti Usa.
La diplomazia dei Paesi europei deve tener conto di questa posizione di soggezione. Gli europei potrebbero metterci i soldi, se volessero, ma la protezione dell’Ucraina passa necessariamente per gli arsenali statunitensi.
Infine, c’è un problema di corruzione, intellettuale prima che morale, indotto dalla relazione di dipendenza. In Italia, si crede di poter risolvere tutto con il deficit, come in una repubblica delle banane, convinti che tanto pagherà sempre Bruxelles. In Europa, si crede di poter fare politica estera con le buone intenzioni, i tribunali internazionali, i trattati che vietano le bombe cluster, anziché sporcarsi le mani nell’unico modo veramente dirimente quando si tratta di influenzare un nemico: la credibilità nell’uso della forza, e cioè la capacità di deterrenza. In Italia si crederà che il parassitismo sia un diritto, e in Europa che la guerra sia un male in sé anche quando giustificata e inevitabile: non ci può essere maturità senza responsabilità.
In definitiva, i due problemi sono quasi identici. Ma mentre costruire un apparato militare di rilievo per i Paesi europei è un gioco da ragazzi, con costi di 1-2 punti di PIL l’anno, risolvere i problemi di fragilità finanziaria e regressione economica dell’Italia è un problema intrattabile. Forse risolveremo il problema del parassitismo militare europeo, ma dubito che riusciremo mai a risolvere quello del parassitismo finanziario italiano. (Public Policy)
@pietrom79
(foto cc Palazzo Chigi – la premier Meloni all’inaugurazione della seconda presidenza Trump)