Ddl Mine, i dubbi sul testo in discussione alla Camera

0

ROMA (Public Policy) – Vietare ogni forma di finanziamento alle imprese che producono mine antiuomo e bombe a grappolo, sia in Italia sia nel mondo. Dopo il primo via libera del Senato, il 30 aprile del 2019, è approdata la scorsa settimana nell’aula della Camera (dove si sono svolte la discussione generale e le repliche del Governo) il ddl sulle mine antiuomo, dopo aver ricevuto l’ok dalla commissione Finanze a Montecitorio.

Il relatore del provvedimento è Massimo Ungaro (Iv). Vediamo il contenuto del provvedimento e, sopratutto, quali sono i termini della discussione che ha animato l’aula della Camera nel momento dell’approdo del testo.

UNA QUESTIONE APERTA DA 10 ANNI

Un dibattito piuttosto accesso si è svolto in aula, quando Montecitorio si è trovata a discutere del testo. Ungaro ha ricordato l’iter piuttosto travagliato del ddl: depositata nel 2010; approvata dal Senato nel 2016 e dalla Camera nel 2017; poi rinviata alle Camere dal presidente della Repubblica; approvata nuovamente dal Senato nel 2019, secondo i rilievi del Presidente della Repubblica, e giunta alla Camera nell’autunno 2020″, ovvero “un anno fa”.

La commissione Finanze, a quel punto, “ha esaminato il testo, lo ha approvato all’unanimità un anno fa e, da un anno, si è in attesa del parere della Bilancio, che è in attesa della relazione tecnica da parte del Mef, che ancora oggi non è arrivata, a oltre un anno di distanza”.

Per il relatore, questo è il nodo della questione, è risultato “molto difficile attribuire qualsiasi impatto di onere finanziario al provvedimento, in quanto è un provvedimento di regolamentazione del settore privato creditizio, degli intermediari bancari e finanziari”, essendo “impossibile attribuire un onere finanziario, se non la richiesta di stilare un elenco delle aziende che nel mondo producono mine antiuomo”. Per Ungaro, infatti, “se stilare un elenco costituisse un impatto sulla finanza pubblica, allora in questo caso si potrebbe rispondere in maniera affermativa” ma, a suo parere, non può affermarsi “che ci sia un vero impatto sulla finanza pubblica”.

continua –in abbonamento

IAC