Tutto quello che c’è da sapere sul decreto Banche

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di Anna Madia e Francesco Ciaraffo

ROMA (Public Policy) – Un meccanismo di tutela per le banche per rafforzare la capacità di reperire liquidità attraverso una garanzia pubblica su nuove obbligazioni. Allo stesso tempo, la possibilità di una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato a tutela di istituti che, in corso di stress test e nell’ambito di uno scenario avverso, presentino una situazione di carenza patrimoniale.

È il fulcro del dl Banche (su Mps e Salva risparmio) approvato dal Senato e su cui il Governo aveva posto la questione di fiducia. Il provvedimento passa, quindi, all’esame della Camera.

Vediamo le principali novità contenute nel provvedimento, e in particolare, le modiche intervenute durante l’iter a Palazzo Madama:

FONDO DI GARANZIA DI 20 MILIARDI Per sostenere le banche ammesse al meccanismo di tutela, lo Stato avrà a disposizione un fondo di 20 miliardi di euro, utilizzabile per interventi sul capitale e sulla liquidità.

GARANZIE PUBBLICHE E RICAPITALIZZAZIONE PRECAUZIONALE Due i pilastri del provvedimento e gli spazi d’azione per lo Stato nel sostegno agli istituti. Si prevede, innanzitutto, una garanzia pubblica su nuove obbligazioni, a fronte della quale le banche versano una commissione. In tal modo, chiunque sottoscriva titoli potrà averli al grado di rischio dello Stato e non a quello, meno appetibile, del singolo istituto.

Un modo per aiutare le banche a recuperare liquidità (anche nel caso particolare di una crisi della liquidità stessa, in questo caso attraverso il meccanismo particolare dell’Ela, prevista per finanziamenti di emergenza). La condizione è che l’istituto rispetti i requisiti patrimoniali previsti e non mostri carenze patrimoniali in prove di stress.

STOP GARANZIA A RYDER CUP Il testo presentato in aula prevedeva anche una norma per l’allargamento della garanzia pubblica alla Ryder Cup Europe LLP di golf, per il periodo 2017-2027 e con riferimento a un ammontare fino a 97 milioni di euro.

Una norma, contenuta in un emendamento a firma Renato Turano (Pd), che aveva ottenuto il voto favorevole della commissione Finanze al Senato e il no di Lega e M5S. La minoranza Pd, invece, si era astenuta chiedendo libertà di voto in aula. Il testo, ampiamente criticato dalle opposizioni anche in avvio della discussione generale al Senato, ha subito uno stop definitivo con la dichiarazione di inammissibilità – a causa dell’estraneità per materia – da parte del presidente del Senato, Pietro Grasso.

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@annina_mad @fraciaraffo