De Siervo è leggermente preoccupato dal referendum targato M5s

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ROMA (Public Policy) – La presentazione delle proposte di legge di iniziativa popolare, passate al primo vaglio della Corte costituzionale e” dopo “la raccolta delle 500mila firme, origina un blocco del potere legislativo del Parlamento. Le Camere o approvano entro 18 mesi il testo o altrimenti si va a referendum sul testo della pdl popolare, anche se nel reagire le Camere modificano la legislazione ma in senso difforme dall’iniziativa popolare”.

Lo dice Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte Costituzionale, in audizione in commissione Affari costituzionali al Senato in merito alla pdl sul Referendum propositivo.

“Molti costituzionalisti sono favorevoli alla presenza di istituiti di democrazia immediata, ma solo a integrazione degli istituti di democrazia rappresentativa. La nostra è una Costituzione che è costituita intorno alla rappresentanza politica, questo va ricordato. Gli strumenti di democrazia diretta, che devono essere riconfigurati, non possono liquidare quelli della democrazia rappresentativa. E questo ddl lo fa in vari passaggi”.

Quando si modifica la Costituzione – aggiunge De Siervo – “bisogna vedere” come i nuovi strumenti “funzionerebbero in pratica”. Le riforme costituzionali “vanno analizzate, come diceva De Gasperi, con un sano pessimismo. Come potrebbero essere abusivamente utilizzate da contestabili forze”.

E ancora: “Con il limite di 18 mesi, entro cui il Parlamento può recepire l’imput popolare, si bloccano tutti gli altri progetti di iniziativa legislativa. I parlamentari possono presentare tutti i ddl che vogliono ma non andrebbero all’ordine del giorno, in quanto inciderebbero nella materia che è stata congelata dalla presentazione della pdl popolare. Potrebbe accadere addirittura per il decreto legge che interviene su una materia ‘coperta’ da un’iniziativa popolare: è bene fare attenzione“.

Nella proposta, spiega De Siervo, si prevede inoltre “che il ddl popolare rispetti la Costituzione“, ma questa formulazione “è a-tecnica e pericolosa”. E soprattutto “non può essere la Corte costituzionale a farsi da garante di un giudizio simile”, la Consulta “giudica su specifiche questioni di legittimità costituzionale. Non può dire che tutta una legge è conforme. Non ha mai e non potrà mai dare un bollino di compatibilità costituzionale“.

De Siervo ne ha anche per la parte sul capo dello Stato: Il ‘povero’ presidente della Repubblica cosa dovrebbe fare dinanzi al testo che passa con il referendum? Può rinviare la promulgazione? A chi rinvia? A un altra consultazione o al Parlamento? Sarebbe il caso di verificare che con il nuovo meccanismo tutto turni”.

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SOR