ROMA (Public Policy) – “Le figure apicali responsabili della trasformazione digitale vengono nominate solo dopo insistenti richieste da parte della commissione, i processi di digitalizzazione sono quasi sempre ‘iniziati’ e mai ‘conclusi’, i diritti digitali dei cittadini e delle imprese sono rispettati di rado e solo per alcuni servizi, mancano pianificazione e stanziamenti specifici per completare lo switch off (il passaggio completo alla modalità digitale)”.
Questo il giudizio della commissione bicamerale d’inchiesta sulla digitalizzazione della P.a. sullo stato di avanzamento del digitale nell’amministrazioni pubbliche del nostro Paese, contenuto in una relazione messa a punto al termine di un lungo ciclo di audizioni durato un anno.
Le Pubbliche amministrazioni, si legge ancora nella relazione, “approcciano il tema del digitale in modo episodico e non organico. Sicuramente non strategico e non prioritario. La trasformazione digitale è ben lontana dall’essere realizzata, nonostante sia evidente un’accelerazione durante gli anni di questa Legislatura”. Questa una delle conclusioni contenute nella relazione della commissione d’inchiesta sulla digitalizzazione della P.a., messa a punto da deputati e senatori dopo una lunga indagine conoscitiva durata più di un anno.
“La consapevolezza della centralità e pervasività del digitale e, soprattutto, della necessità di modificare profondamente organizzazione e processi, come peraltro previsto dalla legge da decine di anni”, si legge ancora nella relazione, “non è assolutamente presente”.
“L’aspetto più evidente emerso durante i dodici mesi di inchiesta della commissione – aggiungono i commissari – è probabilmente la scarsa conoscenza e applicazione della normativa relativa al digitale”, in particolare del Codice dell’amministrazione digitale, “che mina i principi di legalità, buon andamento e responsabilità in quanto vengono costantemente violati i diritti di cittadinanza digitale senza apparente contestazione alcuna”.
continua – in abbonamento
SOR