ROMA (Public Policy) – Lo Stato conta di recuperare, dalle concessioni per la restituzione dell’Iva ai cittadini Extra Ue, affidate a operatori di servizi di pagamento (di ‘tax refund’ o ‘tax free’), 108 milioni di euro. È quanto prevede la bozza del decreto Turismo-Cultura, esaminata dal Cdm e di cui Public Policy è in possesso. La norma è contenuta all’articolo 18 del decreto, sulle coperture finanziarie, che al momento non sono ancora definitive. Il sistema ‘tax free’, che l’articolo 18 modifica, permette, agli acquirenti domiciliati e residenti fuori dalla Comunità europea, di ottenere lo sgravio dell’Iva pagata sui beni acquistati dal venditore italiano o il rimborso successivo dell’imposta stessa.
Le società di ‘tax refund‘ provvedono a rimborsare direttamente l’imposta (al netto di una provvigione) ai viaggiatori dopo aver ricevuto la fattura vistata dalle autorità doganali ed effettuato il controllo dei requisiti previsti. In base all’articolo 38-quater del Dpr 633 del 1972 il beneficio può essere riconosciuto se si tratta di prodotti ceduti da commercianti al dettaglio, acquistati per uso personale o familiare del cessionario e non destinati alla successiva commercializzazione. Il valore complessivo dei beni ceduti deve essere superiore a 154,94 euro (Iva inclusa). Il decreto modifica la norma affidando la restituzione dell’Iva (entro 120 giorni dall’entrata in vigore del decreto) esclusivamente agli operatori ‘tax free’ e quindi non tramite la procedura delle fatture vidimate dall’Agenzia delle dogane. Secondo la recedente relazione tecnica del decreto, le royalties delle concessioni saranno del 3%.
In media, si legge ancora, la spesa turistica extra-Ue ammonta a 6 miliardi di euro e la quota di turisti che al ‘tax refund’ è del 60% per un totale di spesa soggetta a rimborsi di circa 3,6 miliardi di euro. Lo Stato quindi conta di recuperare affidando esclusivamente il servizio di restituzione dell’Iva a concessionarie private circa 108 milioni di euro. (Public Policy)
SOR