ROMA (Public Policy) – La Camera ha licenziato il decreto legge Terra dei fuochi e Ilva, uscito dal Consiglio dei ministri lo scorso 3 dicembre e che aveva iniziato il suo iter in commissione Ambiente il 17 dicembre per essere trasmesso all’Assemblea il 14 gennaio. Tra i contenuti del testo la mappatura delle aree inquinate in Campania, lo screening sanitario gratuito per i residenti dei comuni interessati, l’introduzione del reato di combustione illecita dei rifiuti, la possibilità di utilizzare l’esercito e, per il caso Ilva, la facoltà per il commissario straordinario di aumentare il capitale sociale per il pagamento dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Il decreto, che scadrà l’8 febbraio, adesso dovrà essere discusso e licenziato anche dal Senato, che ha programmato per lunedì la scadenza per la presentazione degli emendamenti in commissione Ambiente.
MAPPATURA E BONIFICA DELLE AREE INQUINATE CAMPANE Il decreto, nell’articolo 1 del testo, stabilisce che entro 15 giorni dall’entrata in vigore del testo il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, l’Ispra, l’Istituto superiore di sanità e l’Arpa campana svolgono ‘le indagini tecniche per la mappatura, anche mediante strumenti di telerilevamento, dei terreni della Regione Campania destinati all’agricoltura, o che sono stati utilizzati ad uso agricolo, anche temporaneo, negli ultimi 20 anni, al fine di accertare l’eventuale esistenza di effetti contaminanti a causa di sversamenti e smaltimenti abusivi anche mediante combustione’. Il decreto obbliga gli agricoltori proprietari dei terreni sui quali si dovranno svolgere le indagini a consentire l’accesso alle aree. In caso contrario l’agricoltore o il proprietario del terreno finisce in una sorta di black-list per cui non potranno più accedere a finanziamenti o incentivi pubblici. I risultati delle indagini dovranno essere trasmessi ai ministri competenti entro 60 giorni ed entro 15 dovranno essere stabiliti i terreni che non possono essere utilizzati per la produzione agroalimentare.
Il decreto stabilisce anche che la Regione Campania può, dopo aver sentito le organizzazioni di categoria, approvare ‘un organico programma d’incentivazione per l’utilizzo di colture no food’. Il decreto istituisce anche, ‘per l’individuazione o il potenziamento di azioni e interventi di prevenzione del danno ambientale e dell’illecito ambientale, monitoraggio, anche di radiazioni nucleari, tutela e bonifica’, un comitato interministeriale. Il decreto, che dà la possibilità anche di istituire dei consigli consultivi dei cittadini, specifica inoltre, grazie alle modifiche apportate dalla Camera, che la tutela dovrà avvenire anche per le acque di falda. Per gli interventi del comitato verranno utilizzati i fondi strutturali europei 2014-2020 per la Regione Campania e della quota nazionale, relativa sempre alla Campania, del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
L’USO DELL’ESERCITO Il decreto stabilisce all’articolo 3 che nelle aree inquinate della Terra dei fuochi i prefetti della Regione Campania, ‘nell’ambito delle operazioni di sicurezza e di controllo del territorio finalizzate alla prevenzione dei delitti di criminalità organizzata e ambientale’, possono decidere di ricorrere alle forze armate per un contingente massimo di 850 unità e non oltre il 31 dicembre 2014. Un emendamento, in recepimento delle osservazioni della commissione Bilancio, ha annullato la possibilità di prorogare di un anno l’uso dell’esercito e ha specificato che per il suo impiego verranno utilizzati, ‘nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili’, i 41,4 milioni previsti dalla legge di Stabilità 2014 per la proroga dell’uso delle forze armate per attività di controllo del territorio.
LO SCREENING SANITARIO GRATUITO Nel corso del dibattito in commissione Ambiente e nell’Aula della Camera si è speso molto tempo per cercare di introdurre il cosiddetto screening gratuito. Dunque il decreto stabilisce che dal Fondo sanitario nazionale verranno utilizzati 25 milioni nel 2014 e altri 25 milioni nel 2015 per ‘esami per il controllo dello stato di salute della popolazione’. Il provvedimento riguarda i Comuni interessati della Terra dei fuochi e i Comuni di Taranto e di Statte in Puglia interessati dall’inquinamento causato dallo stabilimento Ilva. Il decreto stabilisce anche l’aggiornamento dello studio epidemiologico ‘Sentieri’, sia per i Comuni interessati della Campania e che della Puglia, in particolare ‘in merito ai registri delle malformazioni congenite e ai registri dei tumori, e fornendo dettagli in merito alla sommatoria dei rischi, con particolare riferimento ai superamenti dei valori stabiliti per le polveri sottili’.
UN NUOVO REATO: COMBUSTIONE ILLECITA DEI RIFIUTI Il decreto legge introduce con l’articolo 3 il nuovo reato di combustione illecita dei rifiuti: ‘Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni. Il responsabile è tenuto al ripristino dello stato dei luoghi, al risarcimento del danno ambientale e al pagamento, anche in via di regresso, delle spese per la bonifica’. L’articolo specifica che ‘la pena è aumentata di un terzo se il delitto’ viene ‘commesso nell’ambito dell’attività di un’impresa o comunque di un’attività organizzata’. Escluse le attività di combustione relative alle normali pratiche agricole come la bruciatura di paglia, sfalci o potature.
ANTIMAFIA E CONTROLLO DELLE PROCEDURE Diverse le misure antimafia introdotte dal decreto. Il provvedimento infatti, oltre a specificare che ‘le opere e gli interventi di bonifica sono attuati unicamente facendo ricorso a bandi a evidenza pubblica’, prevede che ‘le somme di denaro o altri beni mobili e i proventi di attività finanziarie confiscati’ derivanti dai reati di traffico illecito di rifiuti e di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti effettuati nella Regione Campania affluiscono al Fondo unico giustizia, ‘per essere destinati alla realizzazione di interventi prioritari di messa in sicurezza e di bonifica dei siti inquinati della medesima Regione’. La commissione Ambiente ha introdotto l’articolo 2-bis, dedicato esclusivamente alle misure antimafia. Tra le misure di questo articolo: poteri speciali al prefetto della Provincia di Napoli (che potrà avvalersi del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere) e l’istituzione, presso il Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, di un ‘gruppo interforze centrale per il monitoraggio e le bonifiche delle aree inquinate (Gimbai)’.
ONERI EMERGENZA RIFIUTI PAGATI CON FONDO DEBITI PA L’articolo 5 del dl prevede, tra le altre cose, che i debiti degli enti locali della Regione Campania nei confronti dell’Unità tecnico amministrativa della Protezione civile, maturati alla data del 31 dicembre 2009, verranno pagati nel 2014 attingendo al fondo del ministero dell’Economia per pagare i debiti della Pubblica amministrazione, istituito con il decreto legge n. 35 di giugno. Il fondo a cui il dl sulla Terra dei fuochi fa riferimento è quello denominato ‘Sezione per assicurare la liquidità per i pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti locali’, alimentato con 2 miliardi per il 2013 e altri 2 miliardi per il 2014. L’Unità tecnica amministrativa è stata istituita in seno alla Protezione civile con una ordinanza della presidenza del Consiglio del 2011. Tra i compiti tecnico amministrativi derivanti dall’emergenza campana assegnati all’Unità, l’ordinanza fa riferimento anche a ‘compiti già posti in capo alle strutture di cui all’articolo 2 del decreto-legge 30 dicembre 2009’. Quel decreto legge, varato dal Governo Berlusconi, si occupava della ‘costituzione della Unità stralcio e Unità operativa per la chiusura dell’emergenza rifiuti in Campania’.
Dunque con il fondo istituito a giugno dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni per pagare i debiti della Pubblica amministrazione si pagheranno anche i debiti derivanti dall’attività di smaltimento dei rifiuti da parte di durante l’emergenza in Campania del 2009. Nello specifico nel dl si legge che ‘gli enti locali della Regione Campania, ai fini del pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili per oneri di smaltimento dei rifiuti maturati alla data del 31 dicembre 2009 nei confronti dell’Unità tecnica amministrativa’ utilizzeranno ‘per l’anno 2014 la ‘Sezione per assicurare la liquidità per i pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti locali’ di cui all’articolo 1, comma 10 del decreto legge 8 aprile 2013′. Si specifica che potranno essere pagati anche i ‘debiti fuori bilancio nei confronti della stessa Unità tecnica amministrativa che presentavano i requisiti per il riconoscimento alla medesima data (31 dicembre 2009; ndr), anche se riconosciuti in bilancio in data successiva’. Il comma 1 dell’articolo 5 del dl proroga, in seno alla presidenza del Consiglio, l’Unità tecnica amministrativa fino al 31 dicembre 2015, ‘al fine di consentire il completamento delle attività amministrative, contabili e legali conseguenti alle pregresse gestioni commissariali e di amministrazione straordinaria nell’ambito della gestione dei rifiuti nella regione Campania’.
LE MISURE PER L’ILVA Una delle misure più attese sull’Ilva, e sulla quale la commissione Ambiente si è concentrata di più, riguarda la possibilità di aumentare il capitale sociale dell’azienda commissariata per pagare l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Il decreto, all’articolo 7, stabilisce che il commissario straordinario può, per finanziare gli investimenti previsti per l’attuazione dell’Aia e per l’adozione delle altre misure previste per la tutela ambientale e sanitaria, di aumentare il capitale della società commissariata offrendo nuove azioni ai soci esistenti o proponendole a terzi. Nello specifico al commissario straordinario è attribuito il potere ‘nel caso di impresa esercitata in forma individuale di richiedere al titolare dell’impresa le somme necessarie ai fini del risanamento ambientale’; mentre ‘nel caso di impresa esercitata in forma societaria di aumentare il capitale sociale a pagamento nella misura necessaria ai fini del risanamento ambientale, una o più volte, con o senza sovrapprezzo a seconda dei casi’.
Il commissario infatti può, con riferimento all’articolo 2441 del Codice civile che disciplina il diritto di opzione, offrire ‘le azioni emittende in opzione ai soci in proporzione al numero delle azioni possedute’ e ‘nel rispetto del diritto di prelazione’; o ‘nel caso non siano stati esercitati, in tutto o in parte, i diritti di opzione, collocando l’aumento di capitale presso terzi; ovvero anche con esclusione o limitazione del diritto di opzione’.Il decreto precisa che ‘in tutti tali casi le azioni di nuova emissione potranno essere liberate esclusivamente mediante conferimenti in denaro’, e che ‘il soggetto o i soggetti che intendono sottoscrivere le azioni offerte’ devono prima di dar corso all’operazione ‘impegnarsi’ a ‘far sì che le risorse finanziarie rivenienti dall’aumento di capitale siano messe a disposizione dell’impresa’ ai fini delle attività di tutela ambientale previste. Nei casi in cui ‘non sia possibile reperire le risorse necessarie per l’attuazione del piano industriale in tempi compatibili con le esigenze dell’impresa soggetta a commissariamento’, al commissario ‘sono trasferite, su sua richiesta, le somme sottoposte a sequestro penale, nei limiti di quanto costituisce oggetto di sequestro, anche in relazione a procedimenti a carico del titolare dell’impresa’ o dei soci di maggioranza ‘che abbiamo esercitato attività di direzione e coordinamento’ prima del commissariamento.
Il tutto va fatto ‘non oltre l’anno 2014’. Tra le altre misure pensate per lo stabilimento di Taranto quella che prevede che, ‘qualora vengano rispettate le prescrizioni del piano ambientale e industriale’, le aziende commissariate per danno ambientale non pagheranno le sanzioni previste dal decreto Salva Ilva del 2012, ovvero una multa fino al 10% del fatturato della società risultante dall’ultimo bilancio approvato. Il decreto stabilisce invece che le sanzioni, ‘se riferite a atti o comportamenti imputabili alla gestione precedente al commissariamento’, saranno ‘irrogate alle stesse persone fisiche che abbiano posto in essere gli atti o comportamenti, e non possono essere poste a carico dell’impresa commissariata per tutta la durata del commissariamento’. L’articolo 9 del decreto stabilisce invece la proroga dei termini di durata del programma e del potere dei commissari, nei casi in cui la vendita di aziende in amministrazione straordinaria siano oggetto di controversie di natura giudiziale.
DISSESTO IDROGEOLOGICO Il decreto, all’articolo 6, contiene anche una misura che semplifica e accelera il procedimento di nomina dei commissari del dissesto idrogeologico, fissando il termine per l’acquisizione dei parere dei ministeri e degli enti competenti ‘entro quindici giorni dalla richiesta, decorsi i quali il decreto di nomina può comunque essere adottato’. Il decreto stabilisce inoltre che ‘a decorrere dal 1 gennaio 2015 i presidenti delle Regioni subentrano ai commissari straordinari anche nella titolarità delle contabilità speciali per la gestione delle risorse’ rimanenti previste dalla legge di Stabilità 2014 (articolo 1, comma 111, della legge 27 dicembre 2013, n.?147). Dunque le risorse saranno trasferite, ‘compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, nella disponibilità dei bilanci regionali’ per essere ‘rifinalizzate alla prosecuzione degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico’. Il dl stabilisce dunque che ‘i presidenti delle regioni succedono ai commissari in tutti i rapporti attivi e passivi e nelle attività pendenti alla data del predetto trasferimento’. (Public Policy)
NAF-SOR