Energia, il mandato è arrivato. Ma per Sure 2 la strada è lunga: il punto

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di Fabio Napoli

BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – Alla fine dai leader Ue l’atteso mandato alla Commissione europea per andare avanti con le proposte sull’energia è arrivato, anche se molti dettagli continueranno ad essere discussi nei prossimi giorni, a partire dal Consiglio Ue Energia già convocato per martedì prossimo.

L’intesa sulle conclusioni è arrivata giovedì notte intorno alle due, dopo ore di discussioni e chiarimenti. La Commissione europea dovrà “presentare con urgenza decisioni concrete” valutando “l’impatto segnatamente sui contratti esistenti, compresa la non incidenza sui contratti a lungo termine, e tenendo conto della diversità dei mix energetici e delle circostanze nazionali”. Per prima cosa luce verde alle misure già contenute nel regolamento del Consiglio proposto dalla Commissione martedì prossimo: quindi avanti con gli acquisti congiunti (“ad eccezione dell’aggregazione della domanda vincolante per un volume equivalente al 15% delle esigenze in termini di riempimento”); accelerazione dei negoziati con partner affidabili per individuare partenariati reciprocamente vantaggiosi; nuovo benchmark entro l’inizio del 2023 “in modo più accurato le condizioni del mercato del gas”; misure di solidarietà energetica in caso di interruzioni dell’approvvigionamento di gas a livello nazionale, regionale o dell’Unione, in assenza di accordi bilaterali di solidarietà.

Sui due price cap la formulazione delle conclusioni non è molto differente dalla bozza di qualche giorno fa: corridoio dinamico di prezzo di carattere temporaneo per le transazioni di gas naturale allo scopo di limitare immediatamente episodi di prezzi eccessivi del gas, tenendo conto delle salvaguardie cotenute nella delega già prevista dal regolamento proposto dalla Commissione martedì scorso; e sul cosiddetto modello iberico (price cap sul gas usato per la generazione elettrica), richiesta di un’analisi costi-benefici, e attenzione a non aumentare il consumo di gas tenendo conto degli impatti in termini di finanziamento e distribuzione nonché del suo impatto sui flussi oltre i confini dell’Ue. Su questi due punti certamente torneranno i ministri Ue dell’Energia e, forse, anche i leader in un prossimo Consiglio europeo informale che potrebbe essere convocato. Ad ogni modo la presidente della Commissione europea, durante la conferenza stampa che si è svolta questa notte, si è detta soddisfatta, parlando di “una roadmap molto buona e molto solida per lavorare sui prezzi dell’energia”.

Nessuna sopresa sulle altre misure, quindi ok dai leader alla prossima riforma del mercato elettrico; velocizzazione della semplificazione delle procedure autorizzative per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e delle reti; maggiori sforzi per risparmiare energia.

Un altro motivo di scontro è stato il possibile ricorso a strumenti comuni per superare la crisi dell’energia e alleviare il peso su famiglie e imprese. Alla fine le conclusioni approvate (che hanno accorpato i capitoli energia e economia) hanno lasciato aperto uno spiraglio. Sul punto avrebbe molto insistito anche il premier Mario Draghi, che uscendo dal vertice a tarda notte si sarebbe detto soddisfatto del compromesso raggiunto.

Le conlusioni parlano di “mobilitazione degli strumenti pertinenti a livello nazionale e dell’Ue”. La priorità immediata è “proteggere le famiglie e le imprese, in particolare i più vulnerabili delle nostre società”. Ma anche “preservare la competitività globale dell’Unione” è “fondamentale”. Quindi “tutti gli strumenti pertinenti a livello nazionale e dell’Ue dovrebbero essere mobilitati per rafforzare la resilienza delle nostre economie, preservando nel contempo la competitività globale dell’Europa e mantenendo le condizioni di parità e l’integrità del mercato unico. Il Consiglio europeo – si legge ancora – è determinato ad assicurare uno stretto coordinamento delle risposte strategiche. Sottolinea l’importanza di uno stretto coordinamento e di soluzioni comuni a livello europeo, ove opportuno, e si impegna a conseguire i nostri obiettivi strategici in maniera unitaria”.

L’ipotesi sarebbe quella di un secondo meccanismo sul modello di Sure, come proposto nelle settimane scorse dai commissari Thierry Breton e Paolo Gentiloni, anche se la strada politica da percorrere per arrivarci è ancora lunga. Nel frattempo, pronti a all’uso, ci sono sicuramente i 40 miliardi dai fondi del bilancio precedente non utilizzati, come previsto dal piano RePowerEu anche se, con tutta probabilità, non saranno sufficienti. (Public Policy / Policy Europe)

@Naffete

(foto cc Palazzo Chigi)