di Francesco Galietti*
ROMA (Public Policy) – Il Parlamento europeo riprenderà le sue sessioni la prossima settimana, ma tra i raggruppamenti principali non si è ancora consolidato un assetto stabile. Una prima cartina di tornasole dei nuovi equilibri arriverà con il Clean Industrial Deal.
Per decenni, a Bruxelles popolari e socialisti hanno dettato la linea in tandem. La tendenza a riproporre questa formula, dunque, è forte, e i popolari non partono certo con l’idea di umiliare i loro partner di sempre.
È innegabile tuttavia che i socialisti siano usciti indeboliti dalla recente tornata elettorale, e la loro fragilità è riflessa nella nuova composizione della Commissione, dove solo cinque dei ventisette commissari sono socialisti. Senza contare che solo quattro dei leader nazionali rappresentati nel Consiglio Ue sono di centrosinistra, e che il cancelliere tedesco Olaf Scholz marcia verso una batosta elettorale alle politiche tedesche di febbraio.
Il PPE, per conto suo, appare tentato da intese con settori della destra. Quali? Non Le Pen né la Lega di Salvini, e ancor meno con i massimalisti tedeschi della AfD. Il cordone sanitario, in compenso, non scatta nei confronti di ECR, di cui fa parte Fratelli d’Italia. Questa circostanza è ben nota in Italia, dal momento che nel novembre dello scorso anno i socialisti hanno dovuto assecondare la nomina del candidato italiano Raffaele Fitto, figura di peso proprio dello ECR e ministro del Governo Meloni, come vicepresidente della Commissione.
Mateusz Morawiecki, presidente di ECR succeduto a Giorgia Meloni, vuole fare pesare il potere negoziale acquisito dal suo raggruppamento e si è detto pubblicamente disponibile a valutare una coalizione con il Ppe e i Patrioti per l’Europa. Quest’ultimo è una sigla che riunisce Le Pen e i leghisti, rapidissimi nel manifestare entusiasmo per l’apertura di Morawiecki.
Un primo banco di prova per i nuovi equilibri sarà la proposta del Clean Industrial Deal della Commissione, che sarà pubblicata il 26 febbraio e includerà rilevanti modifiche approvate nel mandato precedente (spesso sotto la guida del socialista Frans Timmermans) avversate dal mondo delle imprese per via dei costi di adozione elevati.
I socialisti hanno già dichiarato che si opporranno a qualsiasi revisione in una lettera di fuoco indirizzata a Ursula von der Leyen. Non aiuta la circostanza che la stessa von der Leyen, al contempo regista e garante di un’intricata trama di intese, sia da giorni fuori combattimento a causa di una brutta polmonite che l’ha costretta a un ricovero ospedaliero e alimenta voci incontrollate sulle sue condizioni di salute.
Un po’ ovunque, nel frattempo, si scorgono muscolarismi di vario tipo in attesa di misurarsi nel Parlamento Ue. (Public Policy)
*fondatore di Policy Sonar