I problemi interni di Pd e Lega: dai riformisti al Team Vannacci

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – I partiti sono di nuovo in piena campagna elettorale. Non tanto per le elezioni regionali (bisogna ancora votare in Campania, Puglia e Veneto, ma il risultato sembra essere abbastanza scontato), quanto per le elezioni politiche. Certo, mancano ancora due anni, visto che il Governo Meloni ne ha appena festeggiati tre a Palazzo Chigi. Ma l’agitazione dei partiti è consistente ed è destinata a durare a lungo. E non c’entrano i duelli sulla legge di Bilancio, scontati persino quelli visto il periodo dell’anno.

Guardiamo che cosa sta accadendo dentro il Partito democratico. I riformisti del Pd alternativi a Stefano Bonaccini, sconfitto nelle primarie contro Elly Schlein, fin qui capo dell’opposizione di Energia Popolare, si sono appena ritrovati a Milano per il convegno “Crescere”. Toni polemici nei confronti di Bonaccini non sono mancati. “In queste settimane ho letto molto spesso di una distinzione tra riformisti da salotto e riformisti di popolo”, ha detto Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, tra gli organizzatori della giornata: “Per inciso qui c’è solo chi si sporca le scarpe da Kyjiv a Ventotene, dal nord delle imprese fino a quel sud dimenticato che torna utile solo quando c’è da fare qualche accordo elettorale; qui ci sono donne e uomini che si sono fatti le ossa nella provincia più sperduta d’Italia”.

Sul palco del convegno è salito anche il neo consigliere regionale Matteo Biffoni, ex sindaco di Prato, recordman di preferenze alle recenti elezioni toscane (22mila), accompagnato in questa nuova avventura da Filippo Sensi, Marianna Madia, Lia Quartapelle, Lorenzo Guerini, Simona Malpezzi, Piero Fassino e Sandra Zampa. Tutti delusi dalla leadership di Bonaccini. “L’idea del non disturbare il manovratore è purtroppo troppo presente all’interno di un partito che invece necessariamente del confronto, che non significa per forza scontro, aveva fatto la sua radice di nascita”, ha detto Biffoni. Assente invece l’europarlamentare Dario Nardella, che sembra ancora alla ricerca di una propria strada dentro il Pd. “Serve chiarezza dentro il Pd, e non bisogna avere paura di fare questa chiarezza. E nemmeno dei luoghi in cui farla: i congressi si fanno per questo, per discutere della linea politica”, ha detto ancora Picierno lasciando intuire che al momento opportuno – quando ci sarà da scegliere il nuovo segretario o segretaria – i riformisti si faranno sentire. Sono attese contromisure politiche da parte della segreteria nazionale, che risponderà alle critiche di queste settimane.

Chi non pare avere problemi al proprio interno è invece Giuseppe Conte, che è stato appena confermato alla guida del M5s per altri 4 anni. Certamente non aveva avversari imbattibili di fronte a sé. Resta da capire però chi potrà mai fare il leader del centrosinistra e come sarà scelto (primarie o no?). Non sono questioni che verranno risolte a breve, ma senz’altro fra Pd e M5s, per non parlare di Avs, il tema è già ben presente.

Nella coalizione di governo invece i problemi principali ce li ha la Lega di Matteo Salvini (nella foto), alle prese con l’incredibile caso Vannacci. Il generale in pensione, europarlamentare eletto con la Lega, anziché diventare l’opportunità di riscatto di un partito che ha perso mordente e consenso, si è rivelato un problema per la tenuta del Carroccio. Tant’è che ormai non lo può sopportare più nessuno tra i leghisti. Nell’ultima riunione del consiglio federale, al quale Roberto Vannacci non s’è presentato, e non è neanche la prima volta, è stato deciso che i Team Vannacci non potranno fare concorrenza politica alla Lega e dovranno limitarsi ad attività meramente culturali. Laddove non riesce ad arrivare la politica, arriva dunque la burocrazia. E questo perché nessuno ormai è in grado di bloccare lo strapotere vannacciano. Ma magari un giorno, chissà quando, Vannacci farà la fine di Flavio Tosi, che pure era un leghista vero e non importato, verrà normalizzato e buttato fuori. Non adesso però, con tutti questi appuntamenti elettorali regionali. La Lega dunque non vuole essere vannaccizzata, così almeno ripetono Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana e altri, ma finché non si attiva Salvini, il generale Vannacci continuerà ad avere ruoli di primo piano. Prima era solo un gioco delle parti, adesso è diventata una seria linea di frattura che non aiuta il centrodestra a crescere, semmai penalizza ulteriormente la Lega. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)