di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Il caso Open, probabilmente, non sposterà un voto. D’altronde Matteo Renzi quei consensi li ha perduti da tempo. Non è più il leader del Pd al 40,8%, l’ex presidente del Consiglio, oggi a capo di un partito inchiodato al due per cento. Ma è forse poco importante per la fase politica attuale, tutta concentrata nei giochi di Palazzo, dove il potere di Renzi è superiore a quello nella società. I suoi 43 parlamentari, che finora hanno fatto e disfatto Governi (citofonare Giuseppe Conte), sono in grado di spostare gli equilibri della competizione elettorale per la scelta del nuovo presidente della Repubblica. Dunque sono imprescindibili, almeno finché non si andrà a votare. Il gruppo renziano ha anche dimostrato una notevole compattezza, sono poche le defezioni in questi mesi, nonostante le difficoltà del leader. Lo sfarinamento ipotizzato con l’arrivo dei primi risultati negativi di Italia viva non c’è stato. Resta comunque un punto: il progetto scissionista dell’ex sindaco di Firenze non è riuscito, come testimoniava in maniera pressoché definitiva, nel settembre 2020, il risultato alle elezioni regionali in Toscana, a casa sua, dove Italia viva ha preso il 4,48 per cento (si presentava insieme a +Europa). A Firenze, la città di cui è stato sindaco, ha preso il 6,67 per cento. In pochi anni, Renzi ha disperso un patrimonio politico, sociale, persino umano. Non si può parlare di “start up” perché non sono outsider quelli che hanno aperto Italia viva. Non è nato in un garage, come da cliché dell’innovazione statunitense.
La partita che si gioca però è un’altra e non è quella del consenso e della simpatia personale. Renzi ha dimostrato fin dagli albori una notevole capacità di interdizione che ancora una volta potrebbe tornare utile per il Quirinale. Chi è il candidato di Italia viva? C’è il solito Pierferdinando Casini. Silvio Berlusconi rimane un sogno per molti, ma forse anche un’illusione. Il senatore fiorentino gioca con gli schemi e le parole. A Bruxelles, dove in questi giorni era a presentare il suo nuovo libro, Controcorrente, si è divertito a dire che Mario Draghi “può fare tutto: il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, della Commissione europea o del Consiglio europeo”. Quella del Quirinale “è una partita complicata e qualcuno ci ha smenato l’osso del collo. Vi ricordate Bersani?”. Come andrà a finire “dipende da chi gestisce la partita. Nel 2015 l’abbiamo gestita noi e alla quarta votazione è stato eletto Sergio Mattarella. E chi lo ha fatto?”.
Dopo l’elezione del successore di Mattarella, si deciderà il futuro di Italia viva. C’è chi vorrebbe già dare l’annuncio alla Leopolda, ma è più facile che arrivi dopo la fine del gioco quirinalizio. Il superamento di Italia viva pare quasi scontato, per costruire un partito centrista che porti avanti le politiche riformiste e magari anche quelle di Mario Draghi anche a prescindere da Draghi. Tanto per iniziare, è lo stesso Renzi ad annunciare nella sua eNews di oggi che sta lavorando “a un grande progetto politico con Italia viva e Renew Europe. Sono molto felice perché, quando si voterà nel 2023, Renew Europe – il partito europeo nato dalla intuizione di Macron – avrà una casa anche in Italia”. Proprio sabato prossimo Sandro Gozi e Nicola Danti un appuntamento con Renew Europe e il Partito democratico europeo alle 9.30 al Maxxi di Roma. “I 5 stelle scelgono di entrare tra i socialisti europei. Faccio loro i migliori auguri”, commenta Renzi. “Sono ancora più convinto che dobbiamo costruire anche in Italia un’alleanza politica che occupi uno spazio centrale, aggregando liberali, riformisti, liberaldemocratici e società civile: una forza che come Renew Europe per la politica europea sia determinante per la politica italiana”, dice Gozi, europarlamentare di Renew Europe: “È un lavoro molto complesso, ma è importante cominciare a farlo sul serio per concretizzare questa prospettiva”. (Public Policy)
@davidallegranti