Il rapporto ‘controverso’ di Trump con l’Unione europea

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Donald Trump ha un rapporto controverso con l’Unione europea. Forse persino più controverso di quello con la Russia di Vladimir Putin o la Cina di Xi Jinping. Non è una novità che emerge adesso, con la pubblicazione delle linee aggiornate della Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, rese note la settimana scorsa. Il pensiero di Trump era già chiaro fin dalle prime riunioni della sua nuova Amministrazione, a febbraio di quest’anno: l’Unione europea “si approfitta di noi”, “ci deruba” e anzi “è nata apertamente con l’intento di fregarci”, aveva detto il 47esimo presidente degli Stati Uniti a inizio 2025.

Un concetto ribadito anche dal suo vicepresidente JD Vance, il cui giudizio sull’Europa è peraltro noto da tempo, visto che considera gli europei degli “scrocconi”: “La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno; ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Usa”, aveva detto alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, nel febbraio 2025.

La visione sull’Europa dell’amministrazione Trump è condivisa appunto nel documento sulla sicurezza appena pubblicato dalla Casa Bianca, a pochi giorni dall’incontro di Volodymyr Zelensky con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi (dopo essere stato da Keir Starmer a Londra, dove ha incontrato anche Friedrich Merz ed Emmanuel Macron prima di volare a Bruxelles per incontrare i vertici dell’Unione europea).

“Il documento di 30 pagine dipinge le nazioni europee come potenze ribelli e in declino che hanno ceduto la loro sovranità all’Unione europea e sono guidate da Governi che reprimono la democrazia e mettono a tacere le voci che vogliono una svolta più nazionalista”, ha osservato il Wall Street Journal. “I funzionari statunitensi – c’è scritto nel documento – si sono abituati a pensare ai problemi europei in termini di spesa militare insufficiente e stagnazione economica. C’è del vero in questo, ma i veri problemi dell’Europa sono ancora più profondi”.

L’Europa continentale ha perso quote del Pil globale, passando dal 25 per cento del 1990 al 14 per cento di oggi, “in parte a causa delle normative nazionali e transnazionali che minano la creatività e l’operosità. Ma questo declino economico è eclissato dalla prospettiva reale e più grave della cancellazione della civiltà. Le questioni più importanti che l’Europa deve affrontare includono le attività dell’Unione europea e di altri organismi transnazionali che minano la libertà politica e la sovranità, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente e creando conflitti, la censura della libertà di parola e la repressione dell’opposizione politica, il crollo dei tassi di natalità e la perdita delle identità nazionali e della fiducia in se stessi. Se le tendenze attuali dovessero continuare, il continente sarà irriconoscibile entro 20 anni o meno”.

L’Amministrazione Trump è particolarmente interessata a risolvere il conflitto in Ucraina scatenato dalla Russia, “al fine di stabilizzare le economie europee, prevenire un’escalation o un’espansione involontaria della guerra e ristabilire la stabilità strategica con la Russia, nonché consentire la ricostruzione postbellica dell’Ucraina per consentirne la sopravvivenza come Stato vitale”. La domanda è: a quale prezzo? Il Donbas ceduto alla Russia? La nuova dottrina Trump intende “consentire all’Europa di camminare con le proprie gambe e operare come un gruppo di nazioni sovrane allineate, anche assumendosi la responsabilità primaria della propria difesa, senza essere dominata da alcuna potenza avversaria” e anche “coltivare la resistenza alla traiettoria attuale dell’Europa all’interno delle nazioni europee”.

Lo storico Timothy Garton Ash ha descritto il documento come “il più grande campanello d’allarme per l’Europa”: “Siamo in una situazione strana in cui gli Stati Uniti sono ancora oggettivamente un alleato dell’Europa, ma soggettivamente, almeno nell’amministrazione Trump e secondo molti europei, non ci vediamo più in quel modo”, ha scritto. “Da quando il presidente Trump è tornato in carica a gennaio, la maggior parte dei leader europei ha cercato di rispondere alle sue preoccupazioni, cercando di ingraziarselo”, osserva il Wall Street Journal: “Questi sforzi hanno ottenuto parole gentili da Trump, ma altri membri del suo team mostrano disprezzo per l’Europa e antipatia verso molte politiche europee”. La sezione sull’Europa evidenzia anche le differenze sulla guerra in Ucraina, accusando i funzionari europei di nutrire “aspettative irrealistiche” riguardo alla guerra. È significativo, aggiunge il quotidiano conservatore “che posizioni gli Stati Uniti più come un arbitro tra Europa e Russia che come alleato dell’Europa contro la Russia, ruolo che gli Usa hanno ricoperto dalla fine della Seconda guerra mondiale”. Il documento chiede anche che la Nato smetta di essere “un’Alleanza in continua espansione”.

Insomma sembra una memoria “a favore della posizione russa, che invita gli Stati europei a tornare a collaborare con la Russia e propone gli Stati Uniti come veicolo per farlo”, ha affermato Phillips O’Brien, professore di studi strategici all’Università di St. Andrews, in Scozia, nella sua newsletter quotidiana. “Si tratta di una strategia per distruggere l’Europa attuale, per renderla MAGA”. Dalle nostre parti, al Governo, d’altronde, c’è chi sarebbe ben disposto ad avere un’Europa versione MAGA. (Public Policy)

@davidallegranti