Imprese, Tajani: protagoniste del rinascimento industriale Ue

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ROMA (Public Policy) – Industrial compact e Small business act, per aumentare la quota di Pil legata al settore manifatturiero e velocizzare l’avvio di nuove imprese in Europa.

Secondo il vicepresidente della Commissione europea e commissario per l’Industria, Antonio Tajani, la chiave per la rinascita industriale del Vecchio Continente sta proprio a Bruxelles: “Il cambiamento più profondo che deve fare l’Europa riguarda il contesto in cui operano le imprese e i rapporti con le pubbliche amministrazioni”.

D. COMMISSARIO TAJANI, ORMAI È CHIARO CHE L’ITALIA E L’EUROPA NON SONO PIÙ COMPETITIVE SUL FRONTE DEL COSTO DEL LAVORO. DIFFICOLTÀ DI ACCESSO AL CREDITO, VINCOLI AMBIENTALI E CONGIUNTURA ECONOMICA NEGATIVA “COMPLETANO” IL QUADRO. A QUALE STRATEGIA STA LAVORANDO BRUXELLES PER AIUTARE LE NOSTRE IMPRESE?
R.
L’Europa non può competere con i Paesi emergenti sulla quantità. Per vincere la sfida dobbiamo puntare sulla qualità, sulla capacità d’innovazione. Per questo la nuova strategia per la reindustrializzazione si basa su 4 pilastri: credito, accesso ai mercati, formazione e investimenti in innovazione.

In tempi di risorse limitate abbiamo individuato alcune aeree tecnologiche prioritarie ad alta potenzialità e con ricadute su tutti i comparti, inclusi quelli più tradizionali: bioeconomia, tecnologie abilitanti fondamentali, veicoli puliti, smart grid, materie prime, costruzioni sostenibili, tecnologie avanzate per il manifatturiero e lo spazio. Questi settori sono anche essenziali per rafforzare la nostra capacità innovativa nell’economia verde, da cui dipendono milioni di nuovi posti di lavoro. Ad esempio la bioeconomia, le nanotecnologie, i nuovi materiali o le smart grid sono indispensabili per fonti rinnovabili competitive; così come auto ed edifici verdi danno un contributo essenziale a risparmio energetico e lotta alle emissioni.

D. PER QUANTO RIGUARDA LA BUROCRAZIA E IL CARICO AMMINISTRATIVO?
R.
Proponiamo un nuovo Small business act che preveda veri vincoli legali: 3 giorni e 100 euro per avviare un’impresa, 30 giorni per ottenere una licenza e tempi più brevi per recuperare un credito. Inoltre, attraverso azioni come Refit, la Commissione s’impegna a una riduzione ulteriore del carico amministrativo anche rafforzando il test di competitività, l’analisi cumulata dei costi e il fitness check prima e dopo l’adozione di misure normative.

Molta burocrazia e norme anti business dipendono da Stati ed enti locali, per cui chiediamo misure analoghe anche a livello nazionale e regionale.

D. UNO DEI TEMI CALDI DEL MOMENTO RIGUARDA I VINCOLI PER LE EMISSIONI INDUSTRIALI. NONOSTANTE I PAESI DELL’UE PRODUCANO SOLO L’11% DELLE DELLA CO2 GLOBALE (CONTRO IL 60% DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO) ALLE IMPRESE EUROPEE SONO IMPOSTI I VINCOLI PIÙ STRINGENTI. NON C’È IL RISCHIO DI UNA STRATEGIA CHE, ANZICHÉ AIUTARE LA COMPETITIVITÀ DELLE NOSTRE AZIENDE, FINISCA COL CANNIBALIZZARLE?
R.
Credo che il Pacchetto su energia e clima approvato il 22 gennaio sia ambizioso ma equilibrato, con un buon matrimonio tra industria e ambiente. Non a caso, insieme a quel provvedimento, la Commissione europea ha adottato anche la strategia per un Rinascimento industriale. È essenziale, infatti, che i target ambiziosi di riduzione delle emissioni vadano di pari passo all’obiettivo di un 20% di Pil legato al manifatturiero. Siamo convinti che un’industria efficiente, moderna e competitiva, che abbia accesso a energia e materie prime a prezzi ragionevoli, sia la prima risposta ai problemi di sostenibilità e sicurezza energetica che abbiamo davanti.

Al contrario un approccio punitivo con target irrealistici non farebbe altro che spingere parte della nostra produzione altrove, magari dove non ci sono regole ambientali e l’energia è prodotta col carbone. E questo, oltre ad aumentare la disoccupazione in Europa, non aiuterebbe certo la lotta al surriscaldamento.

D. ALTRO TEMA FONDAMENTALE È IL CREDITO. DI RECENTE LEI HA DETTO CHE L’ITALIA È IL PEGGIOR PAGATORE DELL’UNIONE EUROPEA, E HA ANNUNCIATO L’AVVIO DELLE PRATICHE PER LA PROCEDURA DI INFRAZIONE. COSA SI ASPETTA DA QUESTO PROVVEDIMENTO?
R.
Troppe imprese sono già fallite per colpa dei ritardi di pagamento da parte dello Stato. La rivoluzione dei rapporti Stato imprese deve partire proprio da qui: pagare in tempo significa salvare posti di lavoro, incentivare l’innovazione e la competitività; e, alla fine, dare una mano anche ai conti pubblici. È tempo che lo Stato italiano rispetti la direttiva che prevede l’obbligo di pagare entro 30 giorni le imprese. Se invece continuerà con tempi che sono ancora in media più del quadruplo sarò costretto ad aprire una procedura d’infrazione.

D. È APPENA PARTITA LA NUOVA PROGRAMMAZIONE 2014-2020. QUALI SONO LE PROSPETTIVE DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA IN CAMPO EUROPEO?
R.
Con la Comunicazione sul Rinascimento industriale finalmente non è solo l’agricoltura ad avere un bilancio Ue. Quasi 1/6 delle risorse europee viene infatti destinato all’industria: 100 miliardi di fondi regionali, 40 miliardi da Orizzonte 2020 e 2,5 miliardi da Cosme, in sinergia con i prestiti della Bei, faranno da volano a investimenti privati e faciliteranno l’acceso al credito e venture capital.

Sarà anche possibile, per la prima volta, sommare ai fondi regionali anche quelli di Orizzonte 2020 per progetti industriali vicini al mercato. Ora spetta al governo, alle regioni e alle imprese sfruttare pienamente questo potenziale. Vanno assolutamente evitati gli errori del passato, come quello dell’eccessiva dispersione di fondi su progetti senza un reale impatto su competitività e occupazione.

D. PRESTO ANDREMO A VOTARE PER RINNOVARE IL PARLAMENTO EUROPEO. ALLA LUCE ANCHE DELLA SITUAZIONE POLITICA INTERNA, SECONDO LEI QUALE MESSAGGIO DARANNO I CITTADINI ITALIANI IN QUELL’OCCASIONE?
R.
Bisogna riconoscere con franchezza che il solo patto fiscale, applicato con rigidità e troppa austerità, ha contribuito alla spirale recessiva che ancora distrugge la nostra base industriale e il lavoro. Solo mettendo il timone verso economia reale, industria e lavoro, l’Europa può tagliare l’erba sotto i piedi ai populismi, a chi vorrebbe la fine dell’euro, della libertà di circolazione. Per questo è urgente cambiare introducendo maggiori strumenti di solidarietà, come gli Eurobond e una Banca Centrale che guardi alla disoccupazione.

Anche per evitare che una moneta troppo forte uccida la ripresa sul nascere; e, combattere il vero nemico di oggi: la deflazione. Dobbiamo avere il coraggio, la determinazione, per finire la traversata del guado dove, adesso, rischiamo di essere travolti. Di andare verso un’Europa davvero politica, vicina ai popoli. Alle prossime elezioni europee la politica dovrà saper convincere a partecipare a un nuovo progetto di Europa che torni a fare sognare. Trasformando la protesta in voglia di cambiamento. (Public Policy)

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