Italicum, nessuna indicazione da Berlusconi. “Guardiamo se Pd regge”

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ROMA (Public Policy) – “Rimaniamo a guardare quello che fa il Pd, se si divide oppure regge“. Forza Italia “ha già raggiunto un accordo, quello con Renzi quindi non abbiamo bisogno di concordare nuove modifiche”. Nel caso in cui, però, l’impianto generale del provvedimento venisse cambiato “allora noi torneremmo al sistema spagnolo secco“. È questa la linea che porterà avanti Forza Italia, secondo quanto si apprende da fonti del partito, sulla riforma della legge elettorale, mentre il Pd è alle prese con le anime interne al partito, tra cui l’area vicina a Gianni Cuperlo che chiede delle modifiche “unitarie” e consistenti al testo base dell’Italicum.

Quindi, in merito alle modifiche chieste dalla minoranza Pd (introduzione delle preferenze, alzare dal 35 al 40% soglia per il premio di maggioranza, abbassare sbarramento in coalizione e alternanza tra uomini e donne nelle liste) da Berlusconi “non è arrivata nessuna indicazione particolare, ripeto l’unica indicazione è quella di rimanere a guardare, rispettare e far rispettare l’accordo fatto con Renzi”. Se non sarà l’Italicum a essere la futura riforma elettorale “così come l’ha abbiamo sottoscritta all’inizio, allora noi torneremo al sistema spagnolo e salterà l’accordo”. La riunione di ieri, al Senato, tra Denis Verdini e alcuni esponenti delle commissioni di Forza Italia – spiega un senatore del partito – “è servita, e ne serviranno anche altre, proprio per informare i singoli componenti delle varie commissioni di quello che si sta facendo. È stato ribadito a tutti di tenere fede ad alcune questioni, frutto dell’accordo con Renzi”.

Sono in molti, però, a confermare che anche all’interno di FI c’è chi “è d’accordo con l’introduzione delle preferenze” ma – riferisce un deputato azzurro – “certe posizioni sono anche fisiologiche, si pensi infatti che tra noi c’è anche chi ha depositato proposte di legge proprio sulle preferenze, ma è altrettanto chiaro che il partito rimane compatto”. Certo è che anche i pontieri di FI sono lavoro per trovare accordi, soprattutto per inserire nel testo la cosiddetta norma ‘Salva Lega”. Per Forza Italia ci sono Denis Verdini (ma anche Saverio Romano) sul fronte “tecnico” e Gianni Letta “sul fronte diplomatico”. Per il Pd invece – riferisce un deputato democratico – “c’è Roberto D’Alimonte“, sempre per la parte tecnica “e il portavoce della segreteria del Pd Lorenzo Guarini“. Nelle commissioni, invece, i parlamentari delegati a trattare sono il presidente Francesco Paolo Sisto (FI) e la deputata Maria Elena Boschi (che è anche responsabile Pd alle Riforme). A quanto si apprende, i contatti tra gli esponenti Pd e FI “ci sono e sono continui e frequenti”.

Tra le proposte messe sul tavolo dalla minoranza Pd anche l’innalzamento della soglia (dal 35 al 40%) per ottenere il premio di maggioranza. Ma anche su questo FI non retrocederà: “Diventerebbe un doppio turno quasi automatico – spiega sempre un deputato FI – mentre con il 35% siamo sicuri che probabilmente non ci si vada”. Quindi sul tema del premio “non cambiamo idea” perché “per concedere il ballottaggio abbiamo faticato, non eravamo d’accordo, quindi non si può alzarlo di 5 punti”. Il Pd “sa benissimo in quali termini è stato raggiunto l’accordo”. Il ‘no’ di FI arriva anche sulla proposta di abbassare lo sbarramento per i partiti che si presentano in coalizione (ora al 5%). “Se noi come il Pd vogliamo il bipolarismo – riferiscono da Forza Italia – le soglie di sbarramento non possono essere abbassate”. (Public Policy)

SOR