Cosa prevede la riforma Mise sugli incentivi alle imprese

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ROMA (Public Policy) – Razionalizzare, semplificare, anche attraverso un taglio dei vari strumenti al momento previsti, per “evitare la sovrapposizione tra interventi e la frammentazione del sostegno pubblico”. In sostanza, quindi, individuare “un insieme definito, limitato e ordinato di strumenti agevolativi”.

È a quanto punta un ddl delega per la ‘revisione organica degli incentivi alle imprese e potenziamento, razionalizzazione, semplificazione del sistema agli incentivi alle imprese del Mezzogiorno’ messo a punto dal Mise, approvato nell’ultimo Cdm. Il testo, la cui bozza è stata presa in visione da Public Policy, prevede una delega al Governo, da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, “per la riforma della normativa vigente in materia di incentivi alle imprese finalizzata a migliorarne l’efficienza, garantendo il perseguimento di obiettivi di coesione sociale, economica e territoriale”.

Proprio poco dopo il suo insediamento al Mise, il ministro Giancarlo Giorgetti (nella foto), aveva detto in audizione in commissione Attività produttive alla Camera sul Piano ripresa e resilienza nel marzo 2021, di avere conosciuto “un amplissimo ventaglio di incentivi di cui anche noi perdiamo contezza e non hanno contezza gli operatori. Abbiamo necessità di sistematizzare tutto il repertirio di possibilità di intervento, che sono tante”.

La delega, piuttosto snella, prevede tra i principi direttivi la “razionalizzazione e concentrazione, mediante la semplificazione e consistente riduzione del numero dei sistemi di aiuto, diretta ad evitare la sovrapposizione tra interventi e la frammentazione del sostegno pubblico, attraverso l’individuazione di un insieme definito, limitato e ordinato di strumenti agevolativi”. Inoltre, la “sistematizzazione degli strumenti agevolativi, anche attraverso la definizione di regimi quadro, in funzione del perseguimento di specifiche finalità di sostegno, individuate in considerazione: delle diverse fasi del ciclo di vita delle imprese e delle caratteristiche dei soggetti ammissibili; del livello di complessità e dimensione dei progetti da agevolare; delle peculiari esigenze di ciascuna filiera produttiva e delle aree territoriali interessate; della necessità di supportare i processi di trasformazione tecnologica; dei livelli qualitativi e quantitativi dell’occupazione”.

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FRA

(foto cc Palazzo Chigi)