di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – “Il decreto Rilancio è un decreto legge d’urgenza del Governo. Cosa c’è di così urgente da scavalcare il Parlamento nel bonus monopattini, nella lievitazione delle poltrone delle società pubbliche e nella sanatoria dei clandestini? Abbiamo ancora una Costituzione in Italia?”, si chiedeva Giorgia Meloni nel maggio 2020, quando era ancora soltanto il capo di Fratelli d’Italia. Poi qualcosa è cambiato: Meloni è diventata presidente del Consiglio e improvvisamente tutte le cattive pratiche del passato, compresa quella dei cosiddetti “decreti omnibus”, sono state rivalutate dalla maggioranza di destra-centro. Al punto tale, però, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è comprensibilmente allarmato e ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato di vigilare per evitare lo svilimento del Parlamento.
“Negli ultimi anni il numero di leggi ordinarie approvate si è drasticamente ridotto”, scrive Openpolis in un suo dossier: “Il rovescio della medaglia è stato un significativo aumento nel ricorso alla decretazione d’urgenza. Non solo per fronteggiare situazioni di emergenza ma anche per implementare il programma di governo. Una dinamica che ha caratterizzato tutti gli Esecutivi che si sono succeduti alla guida del Paese ma che si è consolidata in particolar modo con l’esplosione della pandemia”. Successivamente a questo evento catastrofico, infatti, “gli Esecutivi hanno ulteriormente concentrato su loro stessi anche l’attività legislativa attraverso una produzione sempre più massiccia di decreti legge (dl). Il ricorso alla decretazione d’urgenza in quella fase era apparso comunque eccessivo, sebbene giustificato dalla situazione di emergenza. Tale dinamica tuttavia si è consolidata anche successivamente, tanto che la produzione di decreti legge è rimasta ingente anche cessata la fase più critica della pandemia. E ha trovato una conferma anche con l’esecutivo attualmente in carica”.
Il Governo Meloni ha pubblicato 25 decreti legge in 6 mesi (dato aggiornato al 17 maggio 2023). Nello stesso periodo sono state approvate solamente 5 leggi ordinarie. L’attuale Esecutivo presenta il dato più alto di decreti legge pubblicati in media al mese (4,17) tra i governi delle ultime 4 legislature. Con il Governo Meloni passano in media 4,5 giorni tra la deliberazione del decreto e la sua effettiva entrata in vigore. In alcuni casi si superano le 2 settimane.
“C’è il problema di un eccessivo ricorso ai decreti non giustificato da un Governo stabile con una solida maggioranza in entrambe le Camere”, ha detto il costituzionalista Francesco Clementi alla Stampa. Dunque “i presidenti devono proteggere l’istituzione Parlamento. Dovrebbero richiamare all’ordine i presidenti di commissione, che hanno il compito di tagliare le norme non pertinenti”, come accade appunto con quei decreti che contengono materie variegate e non coerenti. In più c’è un altro problema segnalato dal professor Clementi. Il Governo non è attrezzato a rispondere in tempi brevi al gran numero di emendamenti depositato dai parlamentari a fronte dell’ingorgo di decreti: “Il Governo – dice il professor Clementi a Public Policy – consuma spesso quasi tutti i 60 giorni previsti per la conversione in legge per rispondere con i suoi pareri agli emendamenti presentati, che in non pochi casi sono più di maggioranza che di opposizione. Così viene strozzato il dibattito in commissione, che alla fine non discute gli emendamenti. Il disegno di legge di conversione spesso va senza mandato al relatore in aula, che quindi discute senza una vera istruttoria. Anzi, in certi casi, nemmeno discute, perché il Governo chiude la discussione con la fiducia”.
Quel che ci si aspettava da Meloni, e per la verità ancora ci si aspetta, è una ripoliticizzazione del dibattito pubblico. A partire da quello che dovrebbe avvenire in Parlamento. Sarebbe la persona giusta, in teoria, dopo le altalenanti fasi di Governi tecnici. A meno che dietro l’idea presidenziale e presidenzialista di questo Esecutivo non si celi il tentativo, mascherato da volontà di efficienza, di sottrarre la legge alla discussione e al confronto. (Public Policy)
@davidallegranti
(foto cc Palazzo Chigi)