di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – L’imboscata di Donald Trump e di JD Vance ai danni di Volodomyr Zelensky, venerdì scorso, è stata così pacchiana e fragorosa che ha persino sortito qualche reazione in Europa. Il che non significa che ci sia un sostanziale accordo, tutt’altro, fra i leader europei (e i leader interni ai singoli Stati) per fronteggiare la minaccia posta dagli Stati Uniti trumpiani al vecchio ordine mondiale con l’obiettivo, acclarato, di crearne un altro. Magari nell’ottica, vagamente imperialista, del dialogo tra potenze – Stati Uniti, Cina, Russia – pronte a dividere di nuovo il mondo in sfere d’influenza.
Come detto, le divisioni tra i Paesi europei non mancano. E anche lodevoli iniziative come quella del premier britannico Keir Starmer – che ha organizzato nel fine settimana un summit sull’Ucraina – potrebbero creare qualche problema all’Unione europea, di cui la Gran Bretagna peraltro non fa più parte. Le iniziative dei singoli Paesi – Francia, Gran Bretagna, in attesa di capire che cosa farà la Germania alle prese con il post elezioni – potrebbero dare l’impressione che l’Ue proceda a rimorchio degli eventi. Ma forse è persino inevitabile, stante l’attuale governance e i limiti nei poteri, per esempio, dell’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas.
“Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?” è una famosa citazione della diplomazia statunitense attribuita a Henry Kissinger (ancorché smentita dal diretto interessato quando era in vita). Rende tuttora l’idea dei problemi che l’Unione europea vive in circostanze del genere. Trump non ha queste difficoltà. Può dirci chiaramente che cosa pensa dell’Europa, nata, ha detto, per “fregare” gli Stati Uniti. Parole su cui evidentemente i sostenitori di Trump in Italia concordano (vedi Matteo Salvini, primo politico italiano a esultare dopo l’imboscata contro Zelensky, venerdì scorso).
La vicenda ucraina è dunque diventata una cartina di tornasole anche per i politici italiani. Giorgia Meloni sta cercando faticosamente di trovare l’equilibrio fra chi vorrebbe trasformarsi nella quinta colonna del trumpismo in Italia (Salvini, appunto) e chi ostinatamente pensa che l’Ucraina stia combattendo una battaglia di resistenza per la propria libertà. Dubbi del genere albergano anche nell’opposizione, dove viene scambiato il diritto alla difesa per una corsa agli armamenti. Il leader del M5s Giuseppe Conte lo chiama “furore bellicista”, ma se nel 2025 siamo costretti ad aumentare la spesa militare, a costruire una difesa comune europea lo facciamo perché ci sono delle ragioni precise. Perché per esempio non sappiamo fino in fondo quali siano le mire di Vladimir Putin. Non è riuscito, e non per un caso, a sventrare l’Ucraina come e quando vuole, contrariamente a quanto detto da qualche sociologo del terrorismo, grazie agli aiuti statunitensi ed europei. Ma chi ci dice che in futuro non ci voglia riprovare con altri Paesi? Essere preparati dunque non è un delitto contro la pace nel mondo, peraltro messa a dura prova dagli invasori, o una volontà di potenza applicata alle relazioni internazionali. Anche l’opposizione, come tutti, dunque, dovrà decidere da che parte stare.
Per ora le prime manifestazioni pro-Ucraina e pro-Europa rischiano di spaccare il centrosinistra. Nel fine settimana ne ha convocata una il leader di Azione Carlo Calenda per una manifestazione “senza bandiere”, alla quale però non ha partecipato il M5s. Conte d’altronde sta pianificando altre piazze, come quella “contro il Governo”, per il prossimo 5 aprile. In teoria solo sulle bollette, in pratica poi si vedrà. Il Pd potrebbe anche essere interessato a non lasciare la piazza nelle mani del M5s, potrebbe persino essere interessato a non rovinare i rapporti con il capo dei 5 stelle, che come e quando può si distingue invece dal Pd. Difficilmente però potrà tenere ancora, Elly Schlein, i piedi in troppe staffe. Perché la vicenda ucraina, con tutto quello che si porta appresso, impone scelte chiare e nette per tutti. (Public Policy)
@davidallegranti