Manovra e dintorni: la settimana complicata del Governo

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) –  Si apre una settimana vorticosa per il Governo italiano. Segnata anzitutto da uno scontro ormai diventato un classico: quello fra Forza Italia e Lega. Sulla tassa sugli extraprofitti delle banche. Il partito di Matteo Salvini insiste, e lo fa con il vicesegretario Andrea Crippa, che ad AffariItaliani dice: “Negli ultimi due anni, a causa dell’ingiustificato e folle rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, i primi sette istituti di credito italiani hanno quasi raddoppiato gli utili: +93%. È quindi giusto ed equo che siano loro, ora, a contribuire per redistribuire la ricchezza e favorire le classi meno agiate del Paese ma anche la crescita economica”.

“Non possiamo pensare di fare la guerra alle banche”, ha replicato il segretario di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante la Conferenza nazionale degli Enti locali del partito a Perugia: “Sono contrario alla tassazione sugli extra profitti perché è una cosa da Unione Sovietica. Non siamo contrari a chi ha successo”.

E poi: “Non possiamo imporre una tassa in base a un principio degli extraprofitti. Devono dare un contributo, concordando col governo, e dire come possono aiutare. Non deve essere per forza una tassa, può anche essere una scelta di favorire per esempio la possibilità di garantire più liquidità”. Non è chiaro ancora come andrà a finire il duello, arrivato forse all’apice, ma le distrazioni – diciamo così – possono essere poche per la maggioranza. “Quando un Governo comincia con definizioni come ‘extra, ingiusto, immeritato’, ovvero quando la morale entra nell’economia, l’economia reagisce. E non è la direzione immaginata dal governo. Risultato: meno investimenti, meno crescita, più costi trasferiti a valle”, osserva su X l’economista Veronica De Romanis.

Oggi alle 20 ci sarà una riunione del Consiglio dei ministri dopo le comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Senato e alla Camera in vista del Consiglio europeo. All’ordine del giorno figurano: lo schema di decreto legge contenente “Misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali”, lo schema di disegno di legge contenente “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027” (ovvero la Manovra) e il Documento programmatico di bilancio 2025. 

Mentre nelle prossime settimane è atteso il giudizio della Commissione europea sul Piano strutturale di bilancio, presentato la settimana scorsa (si riveda l’ultima puntata di Primo Firmatario) da Giorgetti. Il documento è essenziale perché previsto dalle nuove regole europee di riforma della governance. Le regole richiedono che la programmazione economica e di bilancio sia definita attraverso l’elaborazione di un Piano strutturale di bilancio (Psb) di medio termine di durata quinquennale. Il monitoraggio del rispetto degli impegni presi nel Psb deve avvenire attraverso una Relazione sui progressi compiuti, a cadenza annuale.

“Le nuove regole segnano un cambio di paradigma nella politica economica europea e nazionale”, si legge nel Psb di medio termine: “La programmazione di bilancio viene maggiormente orientata verso il medio periodo, ovviando alla pro-ciclicità delle regole del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) preesistente. Si supera altresì la separazione tra regole di finanza pubblica e proiezioni di lungo termine della spesa legata alle tendenze demografiche. Inoltre, la programmazione della spesa pubblica e del bilancio viene integrata con il piano di riforme e di investimenti pubblici onde assicurare una maggiore coerenza dell’intero impianto di politica economica e una sostenibilità della finanza pubblica basata non solo sulla disciplina di bilancio, ma anche sulla crescita sostenibile e le riforme strutturali”.

Si capisce dunque l’importanza del giudizio della Commissione su questo documento. E si capisce anche perché le prossime settimane saranno un ottovolante di emozioni politico-istituzionali per la maggioranza, che entra nel vivo della discussione sulla legge di Bilancio. Il duello sugli extraprofitti delle banche è soltanto un pezzo del gioco di incastri e delle tensioni, già affrontate qui nelle ultime settimane. In ogni caso, senz’altro Meloni non potrà parlare di complotti o di autocomplotti, stavolta, visto che lo scontro sulle tasse nasce legittimamente dentro le fila della maggioranza su una questione tutta politica. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)