Manovra, via libera dal Cdm al collegato Ambiente

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Manovra, via libera dal Cdm al collegato Ambiente

ROMA  (Public Policy) – Via libera al collegato Ambiente alla Stabilità mentre viene rinviato a data da destinarsi il collegato Sviluppo, esaminato solo in via preliminare. Queste le decisioni principali del Consiglio dei ministri di questa mattina.

Secondo quanto recita una nota di Palazzo Chigi, il ddl sull’Ambiente “può essere definito una vera e propria Agenda Verde“. Il provvedimento si occupa di “protezione della natura, valutazione di impatto ambientale, acquisti ed appalti verdi, gestione dei rifiuti, difesa del suolo, servizio idrico, acqua pubblica“. Il governo parla di “strumenti a costo zero”.

Unificazione e semplificazione Via, Vas e Aia 

“Con questa norma si unificano le commissioni Via, Vas e Aia. La necessità di provvedere ad adottare misure di semplificazione degli adempimenti posti a carico delle imprese, di accelerazione dei tempi necessari per l’emanazione dei procedimenti burocratici – si legge in una nota di Palazzo Chigi – comporta la scelta di unificare le due commissioni e di ridurre conseguentemente il numero dei componenti. Con la norma in esame è prevista anche una revisione al ribasso dei compensi per la commissione unificata. Nessun nuovo onere finanziario grava sul bilancio statale per effetto del presente provvedimento”.

Green public procurement

La disposizione, si legge ancora, “mira a introdurre un incentivo per gli operatori economici che partecipano ad appalti pubblici e che sono muniti di registrazione Emas (che certifica la qualità ambientale dell’organizzazione aziendale) o di marchio Ecolabel (che certifica la qualità ecologica di ‘prodotti’, comprensivi di beni e servizi)”. “Il beneficio è una riduzione del 20% della cauzione a corredo dell’offerta, ai sensi del codice appalti. La disposizione, inoltre, ha lo scopo di introdurre tra i criteri ambientali di valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa anche il criterio – per i contratti che hanno come oggetto beni o servizi – che le prestazioni al centro del contratto siano dotate di marchio Ecolabel”. “Inoltre, tra i criteri di valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, viene introdotto quello del costo del ciclo di vita dell’opera, prodotto, o servizio, criterio previsto dalla bozza di nuova direttiva comunitaria sugli appalti pubblici”.

Criteri ambientali minimi negli appalti pubblici

“Tra le questioni ambientali più rilevanti che l’Italia deve affrontare – secondo il governo Letta – vi sono quelle legate al consumo di energia da fonti non rinnovabili (con la conseguente emissione di Co2) e quelle legate alla produzione di rifiuti. Per entrambe le problematiche, rendere obbligatorio il riferimento ai criteri ambientali per gli acquisti pubblici (Green Public Procurement) può contribuire in maniera rilevante alla loro soluzione, con ricadute positive anche sotto il profilo economico”. “Si inseriscono inoltre nel Green Public Procurement gli acquisti relativi al settore ‘alimentare’, considerato a livello europeo il principale settore di impatto ambientale con il 31% degli impatti totali dei consumi. Si tratta sostanzialmente di introdurre – accanto allo strumento degli accordi volontari con i grandi attori della distribuzione (in particolare la grande distribuzione) – anche strumenti obbligatori che premiano quegli operatori che, nella gestione della ristorazione collettiva o della fornitura delle derrate alimentari, agiscono in modo virtuoso”.

Incentivi per la green economy

Si introducono nella nostra legislazione “un insieme di principi e di incentivi ai consumatori, alle aziende e agli enti locali per sostenere l’acquisto di prodotti realizzati con materia derivata dalle raccolte differenziate post consumo in modo da promuovere il recupero, riciclo e il riutilizzo oltre al recupero energetico, per il quale esistono già numerose forme di incentivo (certificati verdi e bianchi, ecobonus per le ristrutturazioni)”.

Misure per incentivare la raccolta differenziata

Si stabilisce la previsione di “raggiungere di un tasso di raccolta differenziata pari al 65% alla fine dell’anno 2020. Tale previsione è perfettamente coerente con le disposizioni europee che non individuano obiettivi di raccolta differenziata ma fissano, invece, specifici obiettivi di recupero. Questo provvedimento si rende necessario per adeguare il dato normativo al dato reale e per evitare che i Comuni incorrano nelle sanzioni correlate al mancato raggiungimento di tali obiettivi negli attuali termini di legge”. “Tale modifica si rende necessaria – spiegano da Palazzo Chigi – anche alla luce dei recenti dati sulla raccolta differenziata dai quali si evince che gli obiettivi previsti dalla normativa vigente non sono stati perseguiti a livello omogeneo sul territorio nazionale. Attualmente la percentuale media nazionale di raccolta differenziata si attesta sul valore del 39,9% (dato preliminare Fonte Ispra: Rapporto Rifiuti urbani Ed. 2013)”. “Con il provvedimento si incentivano i Comuni che raggiungono gli obiettivi prefissi e che verranno premiati con il pagamento di solo il 20% del tributo regionale rispetto ai rifiuti che si conferiscono in discarica. Per i Comuni che non raggiungono gli obiettivi vengono stabilite delle misure addizionali al tributo. Tutto il gettito, tributo e addizionali, vanno in un fondo che le regioni devono utilizzare per incentivare il mercato del riciclo e quindi della green economy”.

Fondo di garanzia per interventi idrici

Come anticipato da Public Policy a decorrere dal 2014 è istituito un “Fondo di garanzia di interventi finalizzati al potenziamento delle infrastrutture idriche in tutto il territorio nazionale. Obiettivi prioritari del Fondo sono rilanciare la politica di sviluppo delle infrastrutture nel settore; completare le reti di fognatura e depurazione; evitare sanzioni europee per inadempimento dell’Italia; ridurre l’onere finanziario della realizzazione di investimenti nel settore idrico, con vantaggi per l’utenza; avviare la realizzazione di infrastrutture finalizzate al recepimento dei principi della strategia Blue Print”. Il Fondo di garanzia viene alimentato da “una specifica componente della tariffa del servizio idrico integrato opportunamente definita”.

Tariffa sociale per l’acqua 

La disposizione mira a “rendere effettivo l’obiettivo di rafforzare la natura ‘pubblica’ della risorsa acqua, come richiesto anche dal referendum del giugno 2011 e dalla stessa relazione del gruppo di lavoro in materia economico e sociale ed europea (cosiddetti ‘saggi’) e come già affermato nella normativa nazionale”. Con questa norma “l’Autorità per l’energia elettrica ed il gas, al fine di garantire l’accesso universale all’acqua, assicura agli utenti domestici a basso reddito del servizio idrico integrato, l’accesso a condizioni agevolate alla quantità di acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali“.

Le morosità

Il provvedimento mira a “regolamentare le modalità di gestione del fenomeno della morosità per limitarne l’insorgenza, assicurarne l’efficace contrasto in modo che i costi non ricadano sugli utenti non morosi – precisa il governo – e per garantire un livello minimo di fornitura di acqua anche alle utenze non in regola con i pagamenti”. (Public Policy)

GAV