ROMA (Public Policy) – Estensione dello ius soli e introduzione dello ius culturae per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Con la nuova maggioranza composta da M5s, Pd e Leu potrebbe riprendere forza il tema della riforma della legge sulla cittadinanza, la 91 del 1992, concludendo un iter interrotto nella XVII legislatura dal mancato passaggio definitivo in Senato.
Facciamo un passo indietro, per ricostruire cosa è avvenuto e chi erano i protagonisti. Il 13 ottobre 2015 la Camera approvava un testo, trasmesso ma poi non approvato da Palazzo Madama, scaturito dall’unificazione di 25 proposte di legge, fra cui una proposta di iniziativa popolare promossa da diverse realtà dell’associazionismo laico e cattolico, presentata a Montecitorio nella XVI legislatura e mantenuta anche nella successiva. Il Pd e gli altri alleati di Governo votavano favorevolmente mentre il Movimento 5 stelle, dichiarando che la cittadinanza si sarebbe dovuta regolare in maniera univoca in tutti i Paesi Ue, si era astenuto.
Con l’inizio della XVIII legislatura e la nuova maggioranza M5S-Lega la materia era caduta nel dimenticatoio, anche se non è mancata la presentazione di iniziative legislative che andassero ad incidire sulla legge che regola il diritto di cittadinanza in Italia. In totale, finora, ne sono state presentate 15: quelle di Pd e Leu, volte ad ampliare il diritto di cittadinanza, e alcune anche dalla Lega, volte, al contrario, a limitarlo. Nessuna proposta di legge, invece, è stata depositata dal M5s nel corso dell’attuale legislatura.
L’iter parlamentare vero e proprio, però, è stato avviato solamente per una delle proposte depositate: si tratta del progetto di legge di Liberi e uguali, a prima firma di Laura Boldrini, incardinata in Affari Costituzionali a Montecitorio in sede referente l’11 luglio 2018 (in quota opposizione). Come relatore era stato designato Roberto Speranza, nominato ora ministro della Salute nel nuovo Governo Conte. La commissione, tuttavia, ha trattato la pdl, che riprendeva con alcune modificazioni e integrazioni i contenuti della proposta approvata nel 2015 alla Camera, solamente in due sedute, ad ottobre 2018 (in cui sono avvenuti l’incardinamento e una prima discussione su un ciclo di audizioni che, in seguito, non è stato avviato).
Possibile, dunque, che con la nuova maggioranza possa riprendere la discussione del tema, magari partendo proprio dalla proposta di Leu che è già incardinata in 1a commissione. A Montecitorio, tra l’altro, risultano depositati attualmente anche altri progetti di revisione della legge 91 del 1992, da parte di: Pd, a prima firma di Matteo Orfini e Francesca La Marca, Fi, a prima firma di Renata Polverini e Fucsia Nissoli, e Ap, a prima firma di Fausto Longo.
Nello specifico la pdl di Leu non si limita alle ipotesi di ius soli temperato e di ius culturae previste dal testo unificato approvato dalla Camera ad ottobre 2015 ma prevede che il principio dello ius soli sia, di fatto, equiparato a quello, già previsto dalla legge el 1992, dello ius sanguinis (in via generale la legge del 1992 prevede, in sintesi, tre modalità per l’accesso alla cittadinanza per gli stranieri: nascita, naturalizzazione e matrimonio).
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IAC