ROMA (Public Policy) – Il Datagate, ma anche la minaccia cibernetica e il cyberbullismo. Il 2013 è stato un anno “particolarmente importante” sul terreno della privacy e della protezione dei dati e il presidente dell’Authority, Antonello Soro, durante la presentazione della Relazione annuale, snocciola i temi che più di tutti hanno destato preoccupazione.
IL DATAGATE E IL CASO SNOWDEN Le rivelazioni Edward Snowden su diversi programmi di sorveglianza del governo statunitense e britannico, “hanno rappresentato l’occasione per una grande nuova consapevolezza dei diritti ma, insieme, un elemento di rottura che ha aperto molte dispute sul terreno giuridico, politico, nei rapporti tra Stati e ha seriamente compromesso la fiducia dei cittadini per le innovazioni legate alla rivoluzione digitale”, spiega Soro in apertura di discorso.
Quello che è avvenuto nel corso del 2013, è “quasi specularmente opposto a quell’11 settembre, che così profondamente aveva mutato la percezione delle nuove minacce, inducendo tolleranza per crescenti limitazioni della libertà in nome di un’idea, rassicurante sebbene illusoria, della sicurezza. Le rivelazioni su Prism hanno dimostrato quanto possa essere rischiosa per la democrazia la combinazione in un unico Paese, ancorché democratico, tra concentrazione dei principali provider e leggi emergenziali contro il terrorismo”, analizza il presidente.
A queste esigenze si reagisce con “un’efficace risposta ultrastatuale”, senza dimenticare, però, gli impegni nazionali ed europei. “Non si può tacere la delusione per la scarsa risolutezza manifestata dai Governi nell’approvazione del nuovo Regolamento europeo in materia di protezione dei dati, occasione perduta per dotarsi di un solido quadro legislativo capace di rappresentare un ineludibile punto di riferimento globale. Auspichiamo con forza che l’imminente presidenza italiana del Consiglio dell’Unione possa essere l’occasione per ridare impulso al progetto”, aggiunge il presidente.
PRIVACY E SICUREZZA: LA MINACCIA CIBERNETICA Ma non c’è solo il Datagate. “Oggi la sfida più temibile per gli Stati” è rappresentata dalla minaccia cibernetica. Privacy e sicurezza pubblica “sono complementari”, spiega Soro, “non solo perché la prima riduce la vulnerabilità di sistemi e infrastrutture funzionali alla seconda, ma anche perché una massiva acquisizione di dati non garantisce indagini più efficaci e equilibrate, per le difficoltà correlate alla gestione di un patrimonio informativo per nulla selettivo”.
Non occorre controllare tutto, quindi, perché “una strategia di difesa davvero efficace presuppone un’adeguata selezione degli obiettivi da controllare e dei dati da acquisire, nonché l’adozione di cautele utili a garantire la sicurezza dei sistemi”.
DATI E COMMERCIO, IL POTERE POLITICO DEI BIG DEL WEB Ci sono ambiti in cui i dati si intrecciano “irreversibilmente”, spiega ancora Soro e sono quelli collezionati per fini commerciali e quelli di sicurezza. Esistono “grandi aziende che dispongono di un patrimonio informativo immenso e poggiano le loro attività quasi esclusivamente sul valore dei dati. L’offerta di servizi gratuiti in cambio di un prelievo massiccio di informazioni – sottolinea il garante – consegna ad un numero sempre più esiguo di operatori della rete la possibilità di predire e insieme indirizzare le decisioni di ogni individuo. In questo modo i giganti di internet tendono ad occupare, in modo sempre più esclusivo, ogni spazio di intermediazione tra produttori e consumatori, assumendo un potere che inesorabilmente si traduce anche in un enorme potere politico. Un potere sottratto a qualunque regola democratica”.
Se questo è uno scenario già realizzato, “il futuro preoccupa ancora di più”, quando diventeranno di uso comune “i sensori indossabili o la domotica che traccia, con oggetti intelligenti, ogni nostra azione compiuta anche in casa. Ogni nostro gesto potrebbe finire in un database”.
CYBERBULLISMO E CRIMINALITÀ CIBERNETICA Se dalla rete nascono nuovi linguaggi e stili di vita, proprio on line si registrano diverse forme di criminalità rispetto al passato. “È una emorragia stimata in 500 miliardi di dollari l’anno tra identità violate, segreti aziendali razziati, portali messi fuori uso e moneta virtuale sottratta”, spiega Soro. C’è poi tutta la miriade di comportamenti che rientra nella categoria della micro criminalità e a cui si da il nome di cyberbullismo.
Questo “non può certo essere affrontato con metodi unicamente repressivi”, spiega Soro. “L’indirizzo da privilegiare dev’essere quello di un ‘diritto mite’ che pur conservando i presidi di libertà e assenza di censure che connotano la Rete, eviti che essa divenga, da luogo di promozione delle libertà, uno spazio anomico dove impunemente violare la dignità e i diritti”, aggiunge.
TRASPARENZA E PA, NO ALLA DEMAGOGIA La pubblicazione degli atti amministrativi in rete è “uno strumento insostituibile per comprendere come il potere pubblico viene amministrato, come agiscono le Istituzioni, come vengono gestite le procedure selettive e concorsuali, come sono spesi e che destinazione hanno i soldi pubblici”. Uno strumento utile, quindi, per il quale però “sono necessarie alcune essenziali cautele, volte a proteggere la dignità delle persone e non certo a garantire opacità ai processi decisionali o ad interessi di parte”.
La trasparenza nella pubblica amministrazione, quindi, “non contrasta” con la privacy: “Abbiamo bisogno di trasparenza, ma solo di una buona trasparenza, che non comprima sbrigativamente i diritti fondamentali nel segno di una facile demagogia”.
2013 ANNO INTENSO: “SERVE NUOVO PERSONALE” L’impegno dell’Authority è stato durante il 2013 “costante e intenso”, con l’adozione di 606 provvedimenti collegiali, inclusi 222 ricorsi e 22 pareri resi al Governo e al Parlamento e la risposta a quasi 32.000 quesiti. “Di fronte alla complessità delle questioni con cui tutti i giorni ci misuriamo e alle sfide sempre nuove nei numerosi settori che dobbiamo presidiare, avvertiamo forte e urgente la necessità di potenziare la struttura dell’Autorità adeguandola ai nuovi compiti”, ha concluso Soro. (Public Policy)
FRA