ROMA (Public Policy) – “All’interno del negoziato ci sono delle precise ‘red lines’. E ci sono questioni in cui è chiaro non si potrà trovare una convergenza. Abbiamo delle idee sugli alimenti, sul cibo inevitabilmente divergenti. Ma questo non implica un’apertura agli Ogm, soprattutto visto che l’accordo prevede il riconoscimento delle indicazioni geografiche italiane”.
Lo dice, in aula alla Camera, sottosegretario allo Sviluppo economico Carlo Calenda rispondendo a un’interpellanza del deputato ex M5s Adriano Zaccagnini che chiede di rivedere il ‘Transatlantic trade and investment partnership (Ttip), il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti.
Il Ttip è un accordo commerciale, attualmente in corso di negoziato, tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. “Il punto più pericoloso – sostiene Zaccagnini nella sua interpellanza – è che l’uniformazione dei regolamenti commerciali tra Usa e Ue produrrà tendenzialmente una uniformazione al ribasso. Una stortura tipica del modello liberista”.
“Il Ttip – gli risponde Calenda – non riguarderà i mercati finanziari, perché gli Usa ritengono la loro normativa più stringente rispetto alla nostra”. E ancora: “Con la convergenza dei regolamenti del settore commerciale” tra gli Usa e l’Unione europea contenuta nel Ttip “non sono messi in discussione gli standard sociali, ma si cerca invece l’omologazione dei prodotti. Con il negoziato, infatti, sono in discussione tutte quelle regole diverse che obbligano le imprese a tutta una serie di difficoltà burocratiche nelle esportazioni. Il Ttip è disegnato per e a favore delle Pmi“.
Secondo Calenda un negoziato “non può essere trasparente al 100% perché altrimenti la controparte potrebbe venire a conoscenza di tutte le strategie che vengono messe in campo per ottenere quello che si vuole. Con la pubblicazione del mandato negoziale, invece, vengono informati i cittadini di qual è il limite delle proposte, cioè su quello in cui non si può trattare”. (Public Policy)
SOR