ROMA (Public Policy) – “Sebbene l’esito della gestione del 2011 sia stato in generale positivo, si deve rappresentare che la società non ha ancora perfezionato un rigoroso piano di razionalizzazione e contenimento dei costi, tanto più necessario avuto riguardo ai negativi risultati delle gestioni precedenti e del 2012″.
Lo dice in una nota la Corte dei conti, sezione controllo enti sulla situazione finanziaria e patrimoniale della Rai biennio 2011-2012. Continua la nota: “In sintesi è mancata una manovra che potesse consentire di contrastare il sensibile calo dei ricavi, riducendo drasticamente e razionalmente i costi della gestione. Nel delineato contesto, va segnalata l’esigenza di assumere tutte gli interventi che si riterranno più idonei per mantenere sotto stretto controllo l’andamento del costo del lavoro e degli oneri connessi, sia per la società che per il gruppo, considerata l’incidenza di oltre il 30% di tale fattore sugli oneri della produzione”.
Anche l’evasione del canone rappresenta un punto di debolezza, c’è “la necessità di promuovere efficaci interventi finalizzati a contrastare l’evasione dal pagamento del canone, non adottati o anche solo pianificati nel corso del biennio in rassegna, in particolare per il canone speciale, riscosso direttamente dalla società”, continua la Corte che calcola un’evasione nel biennio pari al 27%, superiore di 19 punti alla media dei canoni europei.
LA STRATEGIA PER IL BIENNIO 2013-2015
Serve, secondo la Corte, “certezza e congruità” di finanziamento “per il triennio di vigenza”, il 2013-2015, “attraverso il canone radiotelevisivo”. Serve, “ogni misura organizzativa, di processo e gestionale, idonea ad eliminare inefficienze e sprechi, proseguendo, laddove possibile e conveniente, nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli impegni finanziari sulle priorità effettivamente strategiche, con decisioni di spesa che siano – singolarmente e nel loro complesso – strettamente coerenti con il quadro di riferimento”.
Serve più tecnologia e web: “Le modalità di progettazione editoriale e la relativa fase di sviluppo produttivo” sono “rimaste sostanzialmente ancorate a modelli poco adeguati rispetto al nuovo mercato di riferimento, caratterizzato da un’alta penetrazione della tecnologia nella diffusione del prodotto televisivo. Si pone, quindi, con assoluta centralità la questione dell’offerta della Rai agli utenti, da orientare verso il recupero degli ascolti delle reti generaliste, l’incremento di quelli relativi ai canali tematici senza trascurare la proposta web e quella internazionale.
APPLICARE NORMATIVA ANTICORRUZIONE
“Sotto il profilo organizzativo, oltre la rivisitazione dei processi attinenti al decreto legislativo n. 231 del 2001, per una loro armonizzazione con le nuove regole, è necessario l’adattamento del modello previsto dalla stessa normativa, alle previsioni contenute nella legge n. 190 del 2012 e al Piano nazionale anticorruzione, recentemente approvato. Appare indispensabile, inoltre, l’assunzione di tempestive azioni correttive nel settore dell’oggettistica promozionale e degli omaggi aziendali, al fine di evitare spese in difformità dalle istruzioni aziendali e in mancanza di precise indicazioni riguardanti l’inerenza aziendale.
I NUMERI
Risultati diversi tra 2011 e 2012. Nel 2011 il bilancio si è chiuso con un utile di 39,3 milioni di euro, mentre nell’esercizio 2012 con una perdita di 245,7 milioni di euro. Conto economico consolidato, positivo nel 2011 per 4,1 milioni di euro e negativo per 244,6 milioni di euro nel 2012. Patrimonio netto di Rai SpA, aumentato nel 2011 a 427,5 milioni di euro (nel 2010 374,8 milioni), nel 2012 ridotto a 294 milioni (per effetto della diminuzione delle riserve per il ripianamento delle perdite registrate nel periodo).
Debiti finanziari, pari a 282,5 milioni di euro nel 2011 e a 371,6 milioni nel 2012. Come negli esercizi precedenti, nel biennio si è registrato lo sbilancio negativo tra ricavi e costi della produzione, nella misura di 23,3 milioni di euro (2011) e di 215 milioni di euro (2012). L’introito derivante dal pagamento del canone radiotelevisivo ha rappresentato circa il 60,5% (il 68% nel 2012) del totale delle entrate aziendali, contro circa il 31,3% (26% nel 2012) della pubblicità e circa l’8,2 % (il 6% nel 2012) degli altri ricavi.
Il ricavo derivante dalla pubblicità, ha evidenziato sostanziale flessione rispetto agli esercizi pregressi e si è attestato in 965 milioni di euro nel 2011 e in 745,3 milioni nel 2012. Gli altri ricavi, quelli tipicamente commerciali, hanno presentano nel 2011 “una timida ripresa rispetto all’esercizio precedente” ma sono, poi, calati nel 2012. I costi operativi, “pur scontando l’assenza, come in ogni esercizio dispari, di quelli afferenti ai grandi eventi sportivi” nel 2011 si è registrata una diminuzione del 5,9%, nell’anno successivo, gli oneri si sono incrementati di 18,1 milioni di euro. Il costo del personale è cresciuto nel 2011 del 2,7%, “si è ulteriormente incrementato nel 2012” anche in ragione di un accantonamento di 62 milioni di euro stanziati per il piano di esodo agevolato.
RIDURRE I COSTI DI PRODUZIONE
“Con riferimento ai costi della produzione appare indispensabile una loro sostanziale riduzione, in particolare per quelli riconducibili al festival di Sanremo, alle fiction e alla programmazione finanziata con fondi diversi da quelli derivanti dal canone radiotelevisivo” commenta la Corte. Nella prospettiva della riduzione dei costi di produzione, si inscrive .
“La Corte, pur costatando la diminuzione delle società (la liquidazione o l’incorporazione delle controllate RaiSat S.p.A., Rai Trade S.p.A., Rai Net S.p.A. e Rai Corporation; Ndr), rappresenta l’esigenza di una rigorosa verifica della loro attuale necessità, tenuto conto che l’apporto complessivo delle controllate appare assai modesto, in quanto, ad eccezione di Sipra (ora Rai Pubblicità), la quasi totalità del fatturato è verso la Rai, senza alcuna significativa espansione all’esterno del perimetro delle proprie attività”.(Public Policy)
LAP