Regionali, tocca alla Calabria: la partita di riformisti e 5 stelle

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Si prospetta un altro inizio settimana di passione per il Campo Largo, anche in questo caso Ultra Largo, persino Grandangolare. Dopo le Marche, tocca infatti alle elezioni regionali in Calabria. Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps, inventore del reddito di cittadinanza, europarlamentare del M5s, affronta da svantaggiato nei sondaggi Roberto Occhiuto, forzista, candidato del centrodestra. L’alleanza allargata potrebbe portare alla seconda sconfitta di seguito per Pd e alleati vari, in attesa di potersi rifare con la Toscana, dove si vota il prossimo fine settimana ed Eugenio Giani è dato per vincitore.

Anche in Calabria, come già nelle Marche e come in Toscana, partecipa all’alleanza anche Matteo Renzi. Il leader di Casa Riformista, che ha appena congedato Italia viva, ha concluso domenica la sua tre giorni a Firenze, per la nuova edizione della convention della Leopolda, giunta alla 13esima edizione. Una convention alla quale hanno partecipato anche diversi esterni, ben tre ministri del governo Meloni (Matteo Piantedosi, Guido Crosetto, Giuseppe Valditara) e un ex compagno di viaggio come il presidente del Pd Stefano Bonaccini, quest’ultimo peraltro il più applaudito dal pubblico.

Diversi vecchi amici di Renzi sono rimasti scontenti dalla scelta di passare al Campo Largo e pare anche che l’elettorato  liberal-democratico non sia rimasto molto soddisfatto. Lo ha spiegato l’istituto Catteneo in un’analisi sul voto marchigiano: “Considerando la stima dei flussi su Ancona e Pesaro, possiamo ragionevolmente ipotizzare che circa 3 punti percentuali dei 52,4 ottenuti da Francesco Acquaroli provengano dall’elettorato dell’area ‘liberal-democratica’ del centrosinistra (Az, Iv, +Eur)”. Dall’altra parte, Matteo Ricci, candidato del Campo Largo, sconfitto, “che ha ottenuto il 44,4% dei voti, oltre ad essere stato penalizzato da questo primo fenomeno, ha anche sofferto per la significativa flessione nel tasso di partecipazione al voto degli elettori 5 stelle e Avs. L’entità di questo secondo fenomeno non è stimabile sulla base dei nostri dati. Si può comunque dire con certezza che non meno di 2 punti percentuali siano venuti a mancare a Ricci per effetto di questo secondo fattore”.

Una dinamica che si era già vista alle elezioni regionali in Abruzzo del 2024, rivinte dal destra-centro. Annotava così l’Istituto Cattaneo in un’analisi che teneva conto di schieramenti nel frattempo già scomparsi (come il Terzo Polo): “L’area elettorale del centrodestra si consolida, grazie ad un astensionismo relativamente basso tra i suoi elettori del 2022 e a piccoli apporti aggiuntivi che vengono per lo più dall’astensione o dal cosiddetto ‘Terzo polo’. Il Campo Largo “soffre di fuoriuscite più consistenti verso l’astensione o di flussi diretti verso la coalizione avversaria. Si tratta di una dinamica quasi inevitabile”. Le due componenti più volatili di questa area elettorale “sono rintracciabili, attraverso le nostre analisi dei flussi, da un lato tra gli elettori del M5s e dall’altro tra gli elettori della componente ‘liberale ed europeista’ rappresentata dalle sigle che a Bruxelles aderirebbero a Renew Europe (Azione, Iv, +Europa). Nel primo caso, prevale, come del resto già in passato, la tendenza ad astenersi in occasione di elezioni locali. Nel secondo, la tendenza a ricollocarsi o a tornare verso il centrodestra, soprattutto quando, come nel caso abruzzese, i partiti dell’area ‘liberale ed europeista’ sono alleati con il M5s”.

Renzi, che ha puntato molto se non tutto su questa alleanza, e che ha fatto passare chiaramente il messaggio che bisogna anzitutto battere la destra di Giorgia Meloni e soci, dovrà trovare il modo di rassicurare gli elettori preoccupati dall’abbraccio mortale con i 5 stelle e la sinistra. L’ex segretario del Pd è sempre stato abile nell’arte del rilancio. Forse stavolta sarà più complicato convincere i renziani superstiti della bontà dell’operazione politica. Intanto c’è da vedere come andranno oggi le elezioni in Calabria. Se Occhiuto vincerà, come pare che sia, per l’alleanza contro “le destre” sarà un altro stop significativo. Anche se la strategia del Pd sembra essere quella di ridimensionare il significato del voto nelle regioni più piccole per valorizzare quello delle regioni più grandi (Toscana, Campania, Puglia).

Il voto calabrese assume particolarmente importanza politica anche per il M5s. Non solo perché il candidato prescelto è un esponente di spicco dei 5 stelle a guida Giuseppe Conte. Ma anche perché la Calabria è sempre stata una regione generosa nei confronti del M5s. Alle elezioni politiche del 2022, il partito di Conte prese il 29,4 per cento. Certo, non bisogna fare l’errore di confondere il voto regionale con quello politico visto che appena un anno prima, nel 2021, il M5s aveva preso appena il 6,48 per cento alle elezioni vinte da Occhiuto per la prima volta. Storicamente l’elettorato dei 5 stelle non partecipa al voto delle Regionali. Stavolta però avrebbe più di un motivo per farlo, visto che è candidato uno di loro. (Public Policy)

@davidallegranti