di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – Sulla vicenda di Chieti, la “famiglia nel bosco”, la cacca nel buco e l’istruzione ‘parentale’, si è scritto e detto tanto. E tanto ancora si scriverà e si dirà. Quel che ci interessa, qui, non è giudicare ma capire come i nostri eletti e il nostro Governo affrontano tematiche del genere.
Abbiamo ad esempio scoperto che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è perplesso. Leggiamolo, in risposta a un question time della Lega in aula alla Camera.
“Personalmente ho manifestato la mia perplessità, derivante dalla circostanza che, dopo anni e anni di bombardamento anche mediatico contro la civiltà dei consumi, contro la modernizzazione della vita, l’industrializzazione, l’eccessivo uso delle fonti di produzione elettriche o, addirittura, nucleari, poi, quando una famiglia decide di vivere pacificamente, secondo i criteri di Rousseau, a contatto con la natura, si debba poi arrivare a dei provvedimenti così estremi”.
Musica per le orecchie di Rossano Sasso: “Sono colpevoli di essere diversi quei genitori? Sono colpevoli di essere felici? Ma qualcuno si è reso conto dei danni psicologici che sono stati cagionati a questi bambini? Gli tolgono i figli perché al posto della corrente elettrica hanno i pannelli fotovoltaici? Gli tolgono i figli perché al posto del gas hanno il riscaldamento con le stufe a gas? Il mainstream per anni ci ha stressato insieme all’Unione europea per il green e adesso che abbiamo una famiglia green la perseguitiamo? Dove sono, dov’è la sinistra ecologista, dove sono i Friday for future? Tutti spariti, tutti zitti, tutti muti. O, forse, vogliamo far pagare loro un metodo alternativo di istruzione?“. (Public Policy)





