di Sonia Ricci
ROMA (Public Policy) – Centottanta giorni di tempo per scrivere il piano di razionalizzazione per alleggerire i costi delle Camere di commercio e ridurre, di conseguenza, le sedi da 105 a massimo 60.
Il taglio dovrà tenere conto del numero minimo di iscritti al registro delle imprese: 75mila. Paletti, poi, per la nomina dei consiglieri per ogni struttura che non potranno superare quota 26 nelle Camere con più iscritti.
Sono questi, in estrema sintesi, i cardini portanti della riforma Madia delle Camere di commercio, che dopo mesi di rinvii ieri è stata approvata in prima lettura dal Consiglio dei ministri.
La prima bozza di testo risale a circa un anno fa. Mise e Funzione pubblica hanno lavorato per diversi mesi a un compromesso per arrivare a definire la riforma.
STRETTA SEDI, MASSIMO 60
Le Camere di commercio non avranno più una sede per ogni provincia italiana, ma opereranno “nelle circoscrizioni territoriali esistenti” con la presenza di almeno una sede “in ciascuna Regione”.
La stessa bozza rimanda alle novità contenute nella legge delega Madia che prevedono un taglio da 105 sedi (che passeranno a 60) mediante l’accorpamento di due o più Camere.
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@ricci_sonia