ROMA (Public Policy) – Il Russiagate oggi sbarca in Parlamento, e lo fa attraverso l’attesa audizione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, davanti al Copasir.
Il premier dovrà presentare la sua versione dei fatti sugli incontri – avvenuti a Roma tra agosto e settembre – che il ministro della Giustizia Usa, William Barr, ha avuto con i vertici dei nostri Servizi segreti. Barr, uomo di fiducia del presidente Trump, sta indagando sulle origini del Russiagate, e da Conte si attendono chiarimenti sia sui motivi delle riunioni che sul suo via libera affinchè si tenessero (Barr è un politico, e di solito sono vertici che si tengono tra omologhi), tra l’altro senza informare né lo stesso Copasir, né – così pare – altri esponenti del Governo. Agli incontri era presente anche il procuratore John Durham, che sta svolgendo una controinchiesta proprio sul Russiagate. Il ministro statunitense sarebbe stato interessato anche ad avere notizie sull’ex professore della Link University, Joseph Mifsud (scomparso dal maggio 2018), che avrebbe rivelato a un collaboratore di Trump la notizia delle mail di Hillary Clinton hackerate dai russi. Secondo l’amministrazione Trump, Mifsud in realtà sarebbe un agente provocatore utilizzato dai servizi europei proprio per compromettere l’attuale presidente degli Stati Uniti.
Una vicenda decisamente complessa, che il premier stesso sembra aver voglia di chiarire al più presto: infatti, è stato lo stesso Conte a scrivere al presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, per offrire la sua disponibilità ad essere ascoltato. L’audizione odierna è solo la prima parte “ciclo Russiagate”, visto che il Copasir vorrebbe ascoltare anche il direttore del Dis, Gennaro Vecchione, e quelli di Aise ed Aisi, Luciano Carta e Mario Parente. (Public Policy) PAM