(Public Policy) – Roma, 7 gen – “La società civile serve,
insomma, ma solo finché è vergine? E cosa fa al secondo
giro?”. Se lo chiede sul suo sito il deputato renziano del
Pd, inventore di #opencamera, che non ha partecipato alle
primarie e resterà (a meno di sorprese) fuori dal prossimo
Parlamento.
“Non mi sono mai sentito uomo di partito, né lo sono mai
stato – scrive Sarubbi – In cinque anni non ho mai fatto
parte di nessuna assemblea cittadina, provinciale, regionale
o nazionale […] Avrei potuto essere eletto, se avessi
voluto, ma non mi sono nemmeno mai candidato: il tempo
sottratto alla vita di partito l’ho dedicato tutto ai temi
[…] Anche nel mio gruppo parlamentare, pur praticando la
lealtà fino all’ultimo giorno, non ho mai dimenticato me
stesso, la mia coscienza”.
“Guardandomi indietro, non cambierei nulla: i parlamentari
che vengono dalla società civile, senza militanze alle
spalle, hanno spesso percorsi e caratteristiche diverse –
ugualmente rispettabili – da chi fa politica di professione.
Sono una specie a parte, con tutti i pregi e tutti i
limiti”.
“Ci sto pensando molto – scrive Sarubbi – in questi giorni,
quando vedo le forze politiche impegnate nell’andare a
pescare a piene mani da chi è fuori dal giro: c’è Grillo che
la mette addirittura come precondizione per la candidatura,
perché non vuole parlamentari con altre esperienze alle
spalle; c’è la lista Monti che alla Camera candiderà
soltanto chi non è mai stato in Parlamento; c’è il Pd che,
nell’ultima settimana, ha candidato giornalisti, economisti,
docenti universitari senza nessun passato in
politica”.
“Da un lato sono molto
contento – aggiunge – perché nel 2008 è stato così anche per
me: credo che il Parlamento sia indubbiamente più ricco
quando si nutre di contributi esterni alla vita tradizionale
di partito; purché i partiti sappiano, appunto, che il
rischio di imbarcare battitori liberi (come Sarubbi,
appunto) è tanto più alto quanto più ti allontani dal giro
tradizionale. Dall’altro lato, però, la domanda che mi sto
facendo da giorni riguarda il confine tra società civile e
politica: tra 50 giorni il vicedirettore del Corriere della
Sera, candidato con il Pd e prossimo parlamentare, sarà
diventato improvvisamente un politico?”.
“E il rettore della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa? E
quando la loro prima legislatura sarà finita – conclude
Sarubbi – i candidati civici dovranno tornare al lavoro
precedente, se lo hanno ancora, oppure – per essere rieletti
– dovranno cominciare a fare i conti con le tessere e i
voti, come chi viene da un radicamento territoriale nel
partito e magari ha dedicato alla politica buona parte della
propria vita?”. (Public Policy)
GAV