di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Non è eletto da nessuno, ma Elon Musk ha un potere politico enorme, e non importa che sia esecutivo nel senso classico del termine. Come Donald Trump, le sue parole, i suoi tweet, hanno un valore performativo, perché – per dirla con il filosofo John Langshaw Austin – Musk fa cose con le parole. Anche il suo referente italiano, Andrea Stroppa, sembra usare il social del suo capo alla stessa maniera. Per distribuire messaggi, ordini di scuderia (di quelli rivolti a Fratelli d’Italia ci siamo occupati nei giorni scorsi), attacchi personali ai giornalisti (l’ultimo è contro Fabrizio Roncone del Corriere della Sera).
“Se spegnessi Starlink, la prima linea di Kiev crollerebbe”, ha scritto Musk su X, seminando il panico nelle cancellerie europee. Il sistema di comunicazioni satellitari del proprietario di Tesla e SpaceX è infatti stato fondamentale in questi anni di guerra scatenata dalla Russia. Soltanto ore dopo Musk ha dovuto smentire sé stesso e qualche sua velata intenzione: “Per essere estremamente chiari, non importa quanto io non sia d’accordo con la politica ucraina, Starlink non spegnerà mai i suoi terminali. Sto semplicemente affermando che, senza Starlink, le linee ucraine collasserebbero, poiché i russi possono bloccare tutte le altre comunicazioni! Non faremo mai una cosa del genere né la useremmo come merce di scambio”.
Difficile capire il confine fra la minaccia e l’ipotesi di scuola, con Musk, il cui tecnolibertarismo si accompagna contraddittoriamente al sostegno, qua e là, degli illiberali di turno. Le reazioni non mancano. Dopo le minacce più o meno velate di Musk, che fanno il paio con la nuova politica estera trumpiana, il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha detto “se SpaceX si dimostra un fornitore inaffidabile, saremo costretti a cercarne altri”. La Polonia paga infatti 50 milioni di dollari all’anno per portare Starlink in Ucraina. “Stai zitto, ometto. Paghi una piccola parte del costo e non c’è niente che possa sostituire Starlink”, ha detto Musk, seguito dal segretario di Stato degli Stati Uniti Marco Rubio, che ha precisato replicando al ministro poalcco: “Nessuno ha minacciato di tagliare Starlink all’Ucraina. E dite grazie perché senza Starlink l’Ucraina avrebbe perso la guerra molto tempo fa e i russi sarebbero al confine con la Polonia ora”.
La diplomazia statunitense ha raggiunto dunque nuovi livelli di inciviltà. Il che ha anche dei riflessi italiani, nel senso che c’è qualcuno che apprezza i toni ruvidi di Musk. Come Matteo Salvini, segretario della Lega, che un tempo, quando era ancora europarlamentare, avrebbe voluto scambiare due Sergio Mattarella in cambio di mezzo Vladimir Putin. Non si è ancora pronunciato sul valore di scambio di Musk, in questo caso, ma intanto dice, a proposito degli eventuali affari allo studio fra l’Italia e il padrone di Tesla, che “secondo me il governo italiano avrebbe l’interesse domani mattina a firmare un contratto con Starlink che ha 7.000 satelliti in orbita, ma non perché mi sta simpatico Musk o perché tifo per Trump, perché ne andrebbe del miglioramento della sicurezza nazionale italiana. Sicuramente di mettermi in mano dei francesi non ho nessuna voglia e nessuna intenzione”.
Quantomeno il segretario della Lega non condivide l’uscita dalla Nato degli Stati Uniti, caldeggiata da Musk sempre su X. Forse la nuova amministrazione non si spingerà a tanto, ma sarebbe comunque il caso di essere preparati. L’Europa per dirla con il politologo Yascha Mounk è stata “in vacanza dalla Storia” per 80 anni. Trump e ora anche Musk rappresentano uno stress test per la liberal democrazia e per la governance europea. Iniziare a pensare di potere o dovere fare a meno degli Stati Uniti è un dovere civico oltre che una necessità politica. Anche perché se preoccupano le sortite trumpiane non possono che allarmarci le intenzioni mai chiarite di Vladimir Putin, i cui sogni imperialisti non si potrebbero certo fermare all’Ucraina, qualora il Paese di Volodymyr Zelensky – senza più sostegno statunitense – dovesse rimanere isolato e infine sconfitto nella sua resistenza contro l’aggressore russo. (Public Policy)
@davidallegranti