Twist d’Aula – La Manovra dei dettagli

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Con una legge di Bilancio ridotta ai minimi termini – appena 18,6 miliardi, il valore più basso dell’ultimo decennio – l’intero impianto dell’intervento finanziario si regge su un equilibrio fragile. Proprio per questo i dettagli contano più del solito. E sono questi dettagli, nascosti dentro i 441 emendamenti segnalati sui 5.700 presentati, a rallentare l’iter parlamentare, tanto che anche quest’anno, nonostante il tempo non machi, potremmo ritrovarci all’ormai tradizionale “bicameralismo alternato”, secondo cui ormai da anni la manovra modificata lavorata da un solo ramo del Parlamento.

Il punto è che questioni apparentemente tecniche toccano in realtà gli interessi concreti di milioni di italiani. L’inasprimento della tassazione al 26% su tutte le seconde case non è una misura marginale: colpisce famiglie che, con redditi medio-bassi, integrano lo stipendio affittando immobili ereditati o acquistati anni fa. Chi incassa 24 mila euro l’anno da una casa messa a reddito vedrebbe un prelievo aggiuntivo di 1.200 euro. Con salari stagnanti e costi fissi in aumento, non è un dettaglio da poco.

Sul fronte della “casa”, oltre alle norme sullo sfratto “semplice” Fratelli d’Italia ha presentato cinque emendamenti per semplificare la regolarizzazione: sanzione massima giù da 10.328 a 2.068 euro e abolizione della doppia conformità. Tradotto: diverrebbe sanabile un numero assai maggiore di abusi oggi fuorilegge. Sul tavolo anche la riapertura dei condoni del 1985 e 2003, per sbloccare migliaia di pratiche pendenti, soprattutto in Campania. Parallelamente, un emendamento mira all’emersione delle “case fantasma” non accatastate.

Il nodo terremoto. A fine anno scade il 110% nelle aree della ricostruzione, che compensa la spesa non coperta dal contributo pubblico. La legge blocca sconto in fattura e cessione del credito, introducendo una detrazione decennale inutile per chi non ha capienza fiscale. Risultato: un punto interrogativo su 1,4 miliardi di lavori e 5 mila cantieri già avviati. Un rischio che va oltre la tecnica contabile e tocca la tenuta di intere comunità.

L’aumento dell’imposta sostitutiva dal 18% al 21% sulle quote societarie è presentato come ordinario, ma incide sulle scelte di molte imprese familiari. Su una partecipazione con costo storico di 50 mila euro venduta a 500 mila, rivalutare a 300 mila riduce la plusvalenza tassabile. Ma con l’aliquota al 21%, il risparmio fiscale crolla dal 9,4% all’1,7%, disincentivando operazioni di riassetto.

Infine, rottamazione e canone Rai. Dopo i risultati elettorali in Veneto e Puglia, la Lega rilancia: estensione della rottamazione cartelle e riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro (costo: 430 milioni). Magari non si tratta di misure che rimettono in equilibrio il sistema fiscale italiano e non risolvono i contrastati rapporti tra riscossione e cittadino, ma sicuramente incidono concretamente nella vita di milioni di famiglie.

Il filo comune. Quando lo spazio di bilancio è minimo, ogni intervento pesa come un macigno. Una norma sugli affitti può diventare un problema politico nazionale, un aggiustamento sulle detrazioni può bloccare migliaia di cantieri. Il termine del 20 dicembre si avvicina, ma i nodi restano da sciogliere. E quando è il dettaglio a fare la differenza, anche piccole imperfezioni possono produrre crepe profonde. Anche nel nuovo bicameralismo alternato. (Public Policy)

@m_pitta