Twist d’Aula – Se le contraddizioni M5s sono la forza della Lega

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Una verità evidente e una nascosta. È palese, infatti, che alla prova del Governo i 5 stelle siano andati in difficoltà nel tradurre le parole in fatti, le promesse elettorali in decisioni concrete. Meno palese, ma non meno importante, l’effetto sommerso sulla maggioranza parlamentare.

L’Ilva di Taranto non è stata chiusa, lo scudo fiscale si farà, il condono edilizio a Ischia pure, la Tap, la Tav, il tunnel del Brennero, il Terzo valico: i grillini cadono spesso in contraddizione, come quando provano a boicottare il referendum per la messa a gara dell’Atac. E potrebbe andare peggio nel caso di un ulteriore salva-banche.

L’eterno dilemma per una forza politica “di lotta e di governo”. Il risentimento prende fuoco tra i militanti che bruciano bandiere pentastellate, ma anche tra parlamentari ed esponenti dell’Esecutivo. Lezzi è avvelenata con Di Maio per la Tap, Sergio Costa è in imbarazzo per il condono a Ischia, Toninelli è preoccupato che il vicepremier lo voglia fare fuori.

Di Maio prova a serrare le fila “come una testuggine”, ma il malumore è palpabile. La senatrice Fattori, per esempio, sostiene che i 5 stelle stanno per finire come una “rana bollita”. Nugnes, Gallo, De Falco, Colletti, Lannutti, La Mura sono alcuni esponenti di un gruppetto pronto alla guerriglia parlamentare su ogni provvedimento. Hanno cominciato sul decreto Sicurezza, dove hanno presentato 81 emendamenti, tutti respinti.

E l’insofferenza aumenta in quello che è più di un manipolo, forse una fronda, quasi una corrente che ha come stelle polari Roberto Fico e Alessandro Di Battista. Non è una novità che l’ala sinistra dei 5 stelle non vuole seguire la Lega sui migranti, sul sovranismo, sul fisco, sui toni barricaderi con Bruxelles. Fino adesso lo ha fatto, ma “il vento potrebbe cambiare”.

Salvini guarda e aspetta. Dopo le batoste elettorali rimediate dalla Cdu in Sassia e Baviera, dopo l’annuncio delle dimissioni di Merkel, con i partiti tradizionali che perdono terreno ovunque in Europa, il leader della Lega sa che nell’area dei popolari c’è uno spazio vuoto da riempire. E poiché il potere non ammette vuoti, quello spazio vuole occuparlo lui. Per farlo, sta valutando le ipotesi.

Da un lato, lasciar cuocere a fuoco lento i 5 stelle, aspettando che l’impossibilità di mantenere le promesse diventi realtà conclamata. Le manifestazioni nella Roma di Raggi e nella Torino di Appendino sono solo antipasti. Se lo scontento verso un 5 stelle di governo dovesse crescere fino a diventare “ammutinamento”, la Lega sarebbe la parte “tradita” della coppia. Una strategia buona in astratto, ma soggetta al mutare degli eventi.

Dall’altro lato Salvini sarebbe pronto a forzare la mano, a mettere spalle al muro i grillini su uno qualsiasi dei prossimi provvedimenti. Così da rompere prima delle Europee, in modo da riposizionarsi nel centrodestra, in Italia a in Europa. E per questo sta facendo i conti sul numero di parlamentari che gli servono per diventare ufficialmente, oltre che di fatto, leader del centrodestra italiano.

D’altra parte, infatti, lo scioglimento anticipato non lo vuole mai nessuno, mentre sono sempre tutti pronti to jump on the bandwagon. Così, pallottoliere alla mano, al centrodestra mancano 23 voti per essere maggioranza a Palazzo Madama, ma 20 sono i senatori di Misto e Autonomie. Insomma, considerato che ci sono grillini come Gianluigi Paragone, la missione non è impossibile. A Montecitorio la somma è 261 e ne mancano quindi 55. Tuttavia, ci sono deputati come Emilio Carelli, certamente più vicini a Salvini e Giorgetti che non a Di Battista e Lannutti.

Di Maio è sempre più solo al potere e deve risolvere l’eterno dilemma della lotta e del governo. Salvini, al di là degli annunci, è sempre più istituzionale e più unificante. Legge di bilancio, ogni infrastruttura, ogni misura economica potrebbero essere e anzi saranno, un’occasione per il suo “divide et impera”. L’ultima verità è che le contraddizioni grilline potrebbero diventare la sua forza. (Public Policy)

@m_pitta