Twist d’Aula

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – A pensar male si fa peccato, ma gli ultimi dietrofront a 5 Stelle sono troppo evidenti per non indovinare un cambio di offerta politica.

Complici sondaggi e amministrative, infatti, i pentastellati hanno deciso di andare alla conquista degli spazi vuoti che attualmente ci sono nello sterminato campo moderato. Strategia legittima che, però, entra in conflitto con la coerenza e la purezza spesso rivendicati come un mantra.

Quando Grillo lancia strali contro la maternità surrogata (“i supermarket dell’utero in affitto vanno chiusi”), per esempio, contraddice una delle prime proposte di legge presentate dai pentastellati. L’ultimo di una serie di spostamenti a destra, come su migranti, carceri o euro che, indipendentemente da voti online o assemblee di eletti, diventa definitivo dopo la parola proferita dal capo bicefalo Grillo&Casaleggio, come accade in un qualsiasi partito.

E quanto il MoVimento stia acquisendo un profilo più “tradizionale” lo dimostra anche la vicenda parlamentare delle unioni civili. I 5 Stelle, infatti, dopo aver rotto con il Pd per l’utilizzo del “canguro” e avere evitato di votare una “legge nel nome di Alfano e Schifani, andatevene affanculo” (senatore Airola), hanno presentato emendamenti simili alla Camera.

I calcoli politici si fanno anche sulle amministrative. Nella deflagrazione del centrodestra romano, Grillo&Casaleggio&SacroBlog puntano su Virgina Raggi, brillante avvocata alternativa al Pd e potenzialmente in grado di conquistare lo spazio lasciato libero tra i moderati capitolini.

Solo che è imbarazzante l’idea di “un complotto per farci vincere a Roma” che si è lasciata scappare Paola Taverna. I pentastellati non sono certo gli unici e tantomeno i primi a utilizzare tatticismi regolamentari, scelta di candidati “perdenti”, trappole politiche o retromarce strategiche. Però, tutta questa politica offusca l’aureola di purezza e superiorità antropologiche che da sempre i pentastellati rivendicano come sfondo di ogni loro azione.

Ma le mani pulite sono inutili se restano in tasca e le anime belle prima o poi devono scendere tra le ambiguità mortali di questa terra. “Né a destra, né a sinistra, ma oltre” dice sempre Grillo, cavalcando con sagacia riferimenti ideologici flebili e mutevoli di questo inizio di millennio, anche se bacini elettorali e personalità presentano ancora profili tradizionali.

Giustamente, i 5 Stelle raccolgono consensi nella piccola borghesia e nella “Vandea” reazionaria dei Forconi, che “sono la nostra gente” diceva Grillo. Quasi tutti i leader – Morra, Di Maio e Di Battista – non fanno mistero del loro background culturale e familiare destrorso.

Girare a destra non è una colpa, come non lo è una strategia di conquista di voti e spazi tra gli elettori moderati. E’ evidente che dopo aver rotto con le aspettative dell’area lesbo-gay sulle unioni civili, i 5 Stelle abbiano deciso di puntare più direttamente sui moderati. “E’ la politica bellezza”, niente di male, basta dirselo: più che arte del compromesso, lo sappiamo, la politica è “sangue e merda” come diceva Formica. (Public Policy)

@GingerRosh