(Public Policy) – Roma, 1 feb – A introdurre i due ex rivali
alle primarie del centrosinistra è la voce di Gianna
Nannini, inno ufficiale della campagna Italia Giusta del Pd.
Il teatro Obihall di Firenze è pieno, i due ex sfidanti sono
uno in camicia bianca (Matteo Renzi), l’altro (Pier Luigi
Bersani) in giacca, con un’anomala (per lui amante del
rosso) cravatta blu. Il primo a parlare è il sindaco di
Firenze.
“AL PROSSIMO PREMIER DICO: BENVENUTO A FIRENZE”
Prima Renzi scherza sulla sua camicia bianca, quella “di
ordinanza delle primarie”. E così rompe il ghiaccio. Poi dà
il benvenuto a Pier Luigi Bersani: “Benvenuto a Firenze al
prossimo presidente del Consiglio. Sarà più facile trovarlo
a Palazzo Chigi rispetto ad altri presidenti, sicuramente”,
scherza in riferimento ai suoi incontri con Silvio
Berlusconi ad Arcore.
“Ci sono un paio abitudini che dopo le primarie – dice poi
– questo Paese potrebbe iniziare a considerare normali. Non
stupirsi se dopo un confronto serio c’è la lealtà e la
correttezza di dire: ‘Ha vinto lui gli do una mano’.
Dobbiamo abituarci pedagogicamente a non fare guerriglia
interna. E abituarci a dire che il nostro candidato lo
abbiamo scelto con le primarie. E nessun altro lo ha fatto”.
SU BERLUSCONI, BALOTELLI E MONTI
Secondo il sindaco di Firenze “non dobbiamo sottovalutare
Berlusconi, ma nemmeno averne paura. Può ingaggiare
Balotelli (al Milan; Ndr), ma non servirà a far sparire le
cose che non ha fatto. Dall’altra parte abbiamo persone che
si sono autorappresentate e parlo anche di Monti. Mettere
insieme Monti e Berlusconi fa tristezza, ma è così. Come si
può innovare non partendo dalla credibilità personale? Ha
firmato con gli italiani un patto d’onore per fare il
senatore a vita e oggi si mette nel ring della politica di
tutti i giorni accompagnandosi a Casini e Fini. Qualcuno
gliel’ha detto che non è il Fini dei tortellini ma quello
che andava con Le Pen da Saddam Hussein?”.
“Bisogna investire sulla
cultura – continua Renzi – e avere un altro concetto di
finanza. Sogno un Governo – e il Governo Bersani riuscirà a
farlo – che riesca con la cultura a migliorare la qualità
del nostro essere cittadini. L’Italia giusta è l’Italia in
cui si ha il coraggio di fare qualcosa come la cupola del
Brunelleschi”.
E a chi ha votato per lui alle primarie (perse), Renzi
dice: “Il nostro compito è dare al nostro castello in
aria le fondamenta, con spirito costruttivo”.
Poi è la volta del
segretario Bersani, che si leva la giacca e apre con il
campione argentino Leo Messi (in riferimento all’acquisto di
Mario Balotelli da parte del Milan): “Ha detto: ‘O Bettola o
nada’, mi dispiace Matteo ma a Firenze non verrà”.
Dopo le battute, Bersani entra nel vivo e si dice
“indignato” per aver assistito a “promesse e favole
invereconde in questi primi giorni di campagna elettorale”.
E cita Berlusconi, Grillo in Sicilia, ma anche Monti: “In un
anno non ha trovato difetti al Pd. Ora son 15 giorni che
tutti i giorni trova un difetto al Pd. La battuta di oggi
(sul Partito democratico nato nel 1921; Ndr) è stata
veramente infelice: si può dir tutto ma non non ferire un
progetto come il nostro di cui non ha neanche la vaga idea”.
Non può non parlare della vicenda Mps: “Sia chiaro che non
siamo delle mammolette e non intendo accettare prediche da
gente che ha cancellato il falso in bilancio. Noi stiamo
chiedendo commissione d’inchiesta parlamentare sui derivati
che devono essere messi sotto regola. È ora che i derivati
paghino la Tobin tax, diamo una regolata a questo universo”.
Partire dai problemi, dice Bersani: “Siamo davanti agli
italiani con alle spalle un lavoro coerente. Siamo un
partito che ha fatto quello che ha detto. Le primarie, ad
esempio, per il candidato leader e per i parlamentari.
Perchè devi rischiar qualcosa se vuoi cambiare e devi farlo
vedere. Cambi senza sofferenza non sono credibili”. Due
parole Bersani le spende anche sul voto utile: “Se si cerca
il voto utile per battere la destra c’è solo un voto utile,
quello dato al Pd. E la destra esiste in questo Paese”.
Bersani chiude sui diritti: “Questa cosa (la negazione dei
diritti; Ndr) dei figli degli immigrati è una vergogna, come
l’unione civile delle coppie gay. Anche nella parità di
genere bisogna andare avanti. Poi ci sono altri diritti,
quello del lavoratore ad avere meccanismi di rappresentanza
riconosciuti, e poi il diritto allo studio, sta tornando del
classismo nell’accesso agli studi”. (Public Policy)
GAV