Vince Marsilio. Ma destra e campo largo torneranno a incrociarsi

0

di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Non ce l’ha fatta stavolta il campo largo (o campo giusto per dirla con Giuseppe Conte), per l’occasione ulteriormente allargato a Pd, M5s, Italia viva e Azione. La coalizione di destra-centro tiene l’Abruzzo, Marco Marsilio è stato confermato alla guida della Regione con il 53,51 per cento. Il vincitore ha preso quasi 30mila voti in più rispetto alle elezioni di cinque anni fa, con un punto di affluenza percentuale in meno (52,19 per cento contro il 53,11 del 2019).

L’exploit sardo non si è insomma ripetuto, anche perché le premesse politiche erano diverse: la destra non ha litigato sul sostegno al candidato, non l’ha sostituito alla fine del mandato, il giudizio dell’elettorato su Marsilio non era disastroso come quello su Christian Solinas, ex presidente della Regione Sardegna, e oltretutto non c’era neanche la possibilità di fare il voto disgiunto. Risultato: la destra vince, Fratelli d’Italia è il primo partito della Regione con il 24,13 per cento, Forza Italia al 13,36, Lega al 7,59. Luciano D’Amico, candidato di molte liste tra cui Pd, M5s, Italia viva e Azione, si ferma al 46,49 per cento. Il Pd è il primo partito della coalizione con il 20,29 per cento, seguito dalla lista civica di D’Amico (7,68 per cento). Solo terzo posto per il M5s, fermo al 6,96 (cinque anni fa i 5 stelle erano al 19,74).

Il campo largo non è il futuro dell’Abruzzo, perché era il suo triste passato. Il campo largo non sarà il futuro dell’Itala”, ha detto dopo la vittoria Marsilio, uno degli uomini più vicini a Giorgia Meloni. Romano, cresciuto culturalmente e politicamente a Roma, laureato in filosofia, da giovane è stato uno dei leader della destra studentesca. Da adulto, è stato fra i fondatori di Fratelli d’Italia, di cui è stato anche vice-tesoriere nazionale.

Autore di un libro sull’“origine illuminista” del razzismo, Marsilio è stato una delle prime persone che Meloni ha conosciuto quando ha messo piede in una sezione di partito: “Un ragazzo alto (il Lungo, per l’appunto, al secolo Marco Marsilio, oggi presidente della Regione Abruzzo per Fratelli d’Italia) stava parlando in piedi e gli altri, seduti, lo ascoltavano”, scrive la presidente del Consiglio nella sua autobiografia: “Tutti uomini. Appena mi videro l’oratore si zittì e aspettò che passassi. Intanto mi squadravano, tutti. Non nego che provai un certo imbarazzo. Percorremmo poi un lungo corridoio con i muri scrostati, intravidi un piccolo bagno decisamente malandato e un’altra stanza in cui c’erano manifesti arrotolati, secchi per la colla e volantini sparsi. Il tour finì in un ambiente organizzato tipo segreteria, dove ad aspettarmi c’era l’allora segretario della sezione, tale Peo, un tipo con i capelli lunghi, la barba e un chiodo di pelle su cui spiccava la spilletta dei Ramones. ‘Ma non sarò finita in un centro sociale?’ pensai”. Nel 2024, il “Lungo” è di nuovo presidente della Regione Abruzzo.

Le elezioni regionali abruzzesi erano diventate un test politico nazionale dopo la battaglia sarda vinta dal campo largo, che per tutta la campagna elettorale ha caricato di significato la competizione (“Se vinciamo pure in Abruzzo è una spallata al governo”, aveva detto Elly Schlein; “Qui si può scrivere una pagina nuova e colpire il governo”, aveva aggiunto Conte). Se Marsilio avesse perso, le preoccupazioni di Meloni – in questo lungo e denso anno elettorale – sarebbero aumentate. Per via della competizione con le opposizioni, ma anche per via di quella con Matteo Salvini. Tutti eventi politici comunque destinati a reiterarsi nelle prossime settimane, naturalmente.

Ad aprile ci saranno le elezioni regionali in Basilicata, dove la destra ripresenta Vito Bardi, candidato uscente (di Forza Italia), mentre il centrosinistra ancora sta discutendo; il nome di Angelo Chiorazzo, candidato imposto da Roberto Speranza e dal Pd locale, non piace al resto della coalizione, a partire dal M5s, quindi il campo largo è alla ricerca di un nome alternativo. Poi ci saranno le elezioni in Piemonte, le elezioni europee e amministrative, seguite in autunno dalle elezioni regionali in Umbria. Destra e campo largo torneranno a incrociarsi, perché per l’opposizione l’alleanza Pd-M5s è diventata, nonostante tutto, imprescindibile. C’è solo da capire chi possa diventare il leader della coalizione. Le elezioni abruzzesi rafforzano il Pd di Schlein, ma anche in questo caso la cautela è d’obbligo per il centrosinistra, che sembra invece troppo incline a farsi delle illusioni. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)