Vittoria di Bonaccini, passo falso di Salvini: che succede adesso

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di Lorenzo Castellani

ROMA (Public Policy) – La vittoria di Stefano Bonaccini rafforza le probabilità di durata del Governo Conte. Non tanto per la vittoria della sinistra sulla destra, quanto per il tracollo del Movimento 5 stelle. Il Pd ha vinto nel territorio più congeniale e con il miglior candidato possibile, eppure non ha risolto i suoi problemi di consenso. Lo dimostrano le elezioni regionali in Umbria e Calabria, i sondaggi nazionali ed una campagna emiliano-romagnola in seconda fila, integrata dalle Sardine e guidata senza simboli di partito da Bonaccini. Se si andasse al voto oggi prevarrebbe la destra di Salvini. Tuttavia, l’oramai acclarato collasso pentastellato potrebbe favorire la durata del Governo. Chi, nella maggioranza, è incentivato ad andare alle elezioni? Il Pd può sfruttare la debolezza del Movimento per aumentare il suo peso negli uffici e sulle politiche del Governo; i 5 stelle sono senza leadership e con risultati elettorali disastrosi; Renzi non riesce a decollare nei sondaggi. A nessuno conviene la rottura di un debole patto di potere, ma pur sempre capace di garantire continuità. Patto che gode, per altro, del benestare del capo dello Stato e delle istituzioni europee.

Ulteriore collante lo forniscono la tornata di nomine negli enti pubblici ed il referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari. Una volta approvata la legge per voto popolare, la legislatura sarà ancora più sicura per il restringimento dei seggi disponibili e perché la maggioranza dovrà lavorare su una nuova legge elettorale. Per molti versi, dunque, l’Esecutivo è ora più riparato, anche perché al momento non si scorgono figure interne ai partiti, al Movimento 5 stelle in particolare, capaci di rovesciare il tavolo e mettere tutto in discussione.

Sull’altro fronte, l’elezione è stata un passo falso per Salvini. Non tanto per una polarizzazione inevitabile, quanto per un eccesso di arroganza e modi. Una presenza iper-mediatica che rischia di logorarne la figura nel medio periodo. Ciò non toglie che la coalizione da lui guidata non è mai stata tanto vicina al centrosinistra in Emilia-Romagna come questa volta. Cosa manca alla Lega? Il voto nelle grandi città. Nei capoluoghi, tra la classe media urbana, il partito stenta ad affermarsi, per colpa forse di una retorica eccessivamente strapaesana. Il richiamo di cui era capace Berlusconi sulla borghesia cittadina non riesce ancora pienamente a Matteo Salvini e, per motivi diversi, Fratelli d’Italia e Forza Italia non possono del tutto colmare quel vuoto. Il problema è che quella porzione di elettorato, seppure piccola numericamente, rischia di essere per la destra il soldo che manca alla lira. Nel momento in cui l’alleanza riuscirà a penetrare anche in quel segmento della popolazione, Salvini avrà raggiunto una reale trasversalità e potrà essere ragionevolmente sicuro di avere i numeri per governare con qualsiasi legge elettorale.

Verso quell’elettorato maggiormente sofisticato va rafforzata la credibilità governativa, affiancando alle battaglie storiche della Lega un pensiero economico ed infrastrutturale più profondo ed ingaggiando personalità in grado di favorire questo maggiore radicamento urbano. In ogni caso, è possibile che il centrodestra abbia tutto il tempo per sviluppare questa trasformazione. E’ probabile che il Governo vada avanti, ma sempre mantenendo lo status quo sul piano delle politiche. La maggioranza è fragile e frazionata, non può permettersi scossoni e riforme strutturali troppo radicali. Ogni partito, ogni fazione, difenderà la propria costituency duramente in un Parlamento balcanizzato. Il Governo dovrà fare i conti con limiti esterni, i vincoli europei, ed interni, il debito pubblico, sempre molto stringenti.

Inoltre, i segnali economici per il futuro non sono granché incoraggianti. Dunque, l’opposizione ha tutto il tempo di aggiustare il tiro in un clima favorevole. A maggio, le prossime regionali ci diranno se ciò sarà avvenuto e quali saranno i rapporti di forza tra i partiti. In quel caso una netta affermazione del centrodestra, che si troverebbe così a governare gran parte delle Regioni italiane, e una ulteriore certificazione del fallimento pentastellato metterebbero in grave difficoltà il Governo. Rendendo la sua azione ancora più annacquata e mostrando come unica prospettiva il mero galleggiamento fino all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale. Shock esterni, economici, giudiziari o geopolitici, permettendo(Public Policy) 

@LorenzoCast89