A che punto siamo con il dl su reddito di cittadinanza e quota 100

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ROMA (Public Policy) – Il dl Reddito di cittadinanza-Quota 100 si appresta a fare il suo primo passo verso l’approvazione. Il cosiddetto decretone, infatti, è in aula al Senato, dopo l’ok in commissione Lavoro. Dove non sono mancate le modifiche, anche se l’impianto è rimasto lo stesso.

Tra le novità principali, la definizione salariale minima dell’offerta congrua al percettore del sostegno. Per essere definita tale, l’offerta di lavoro dovrà prevedere un salario di almeno 858 euro. Stabiliti, poi, più paletti agli extracomunitari per accedere alla misura. Per beneficiare del sostegno, gli stranieri extra Ue dovranno “produrre apposita certificazione” in riferimento alla situazione patrimoniale del nucleo “rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall’Autorità consolare italiana”. E ancora, si è stabilito che i datori di lavoro non in regola con le quote obbligatorie dedicate ai disabili non potranno godere dell’incentivo riconosciuto a chi assume un beneficiario del reddito di cittadinanza. La possibilità di ricevere il bonus rimane se il lavoratore assunto rientra tra le liste dei lavoratori disabili. Alla voce pensioni, invece, da segnalare l’aumento a 45mila dell’anticipo del Tfs tramite finanziamento bancario, rispetto all’attuale soglia fissata al momento a 30mila.

Ma le modifiche non sono finite. Il Governo, infatti, ha presentato un pacchetto di emendamenti in aula. Tra questi, la possibilità (ancora da votare) di allungare a 10 anni, quindi fino a 120 tranche, la rateizzazione della cosiddetta pace contributiva. Nello specifico, la modifica punta a stabilire in 120 rate, rispetto alle 60 previste dal dl approvato in Cdm, le rate del meccanismo per sanare i periodi non coperti da contribuzione da parte dei lavoratori in attività dal 1° gennaio 1996.

Un emendamento interviene poi anche sul sistema giudiziario. Il Governo punta a prevedere che gli uffici giudiziari potranno procedere a nuove assunzioni per far fronte alle domande di pensionamento tramite quota 100. Nella relazione di accompagnamento alla proposta di modifica si legge che l’applicazione di quota 100 “è destinata a produrre nell’immediato effetti sulla funzionalità dei servizi giudiziari, rendendo inefficaci le misure assunzionali straordinarie previste dalla legge di Bilancio. L’attuale situazione degli uffici giudiziari risulta allo stato particolarmente critica per le rilevanti scoperture di organico”.

Anche alla Camera il testo potrebbe vedere dei ritocchi. Si ragiona, infatti, se inserire nel provvedimento una norma ad hoc per istituire la figura del vicepresidente dell’Inps (ne parleremo anche alla voce ‘Governo’). Inoltre, l’Esecutivo “è al lavoro per allargare il possibile utilizzo dell’incentivo a chi assume il percettore del reddito di cittadinanza”, come ha detto il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi, durante la seduta della commissione Lavoro.

Ad oggi l’incentivo è riconosciuto a chi assume a tempo indeterminato il percettore del reddito di cittadinanza. L’obiettivo dell’Esecutivo è quello di prevedere il bonus anche per le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato. Come? Al datore che assume un percettore del reddito di cittadinanza a tempo determinato non sarebbe, in un primo momento, riconosciuto l’incentivo, ma lo sarebbe “in caso di successiva trasformazione a tempo indeterminato”, ha spiegato il sottosegretario. Allo stesso tempo, si lavora anche per riconoscere l’incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato non a tempo pieno. Anche in questo caso l’obiettivo è di elargire l’incentivo in caso di successiva trasformazione, da determinato a indeterminato. (Public Policy) FRA