AUTO, VAVASSORI (ANFIA): GIÙ I COSTI DELL’ENERGIA PER ATTRARRE INVESTIMENTI

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(Public Policy) – Roma, 12 dic – Il comparto dell’auto
contribuisce alle entrate fiscali dello Stato per oltre 65
miliardi di euro l’anno, pari ad oltre il 15% del gettito
fiscale nazionale e al 4,4% del Pil. La crisi che da 5 anni
grava su tutti i comparti della filiera automotive a fine
2012 avrà fatto perdere al mercato italiano degli
autoveicoli e dei rimorchi il 45% delle vendite rispetto al
2007.

All’assemblea dell’Associazione nazionale filiera industria
automobilistica (Anfia) a Roma, il presidente Roberto
Vavassori richiama l’attenzione sul fatto che la Germania a
fine 212 chiuderà sugli stessi livelli del 2007, la Francia
perderà l’8% e il Regno Unito registrerà un -16%.
Al termine di quest’anno, aggiunge, “consuntiveremo
immatricolazioni di nuove vetture per circa 1.400.000, con
un calo di oltre il 20% sullo scorso anno, già negativo per
conto suo, e di oltre un milione rispetto all’anno record
costituito dal 2007”.

Il fatto è, spiega Vavassori, che una parte del mercato
perduto non è recuperabile a causa di irreversibili
cambiamenti strutturali, di tipo sociale e demografico, ma
va anche considerato che il mercato italiano “normalizzato”
è simile a quelli della Francia e del Regno Unito, con
volumi di vendita annui pari a circa due milioni di veicoli.
“E’ a questo obiettivo – sottolinea il presidente Anfia –
che dobbiamo guardare tutti insieme, costruttori,
distributori, componentisti, legislatori nel lavorare di
concerto”.

Vavassori ha poi elencato una serie di ostacoli da
eliminare per accrescere la competitività dell’Italia a
cominciare dalla riduzione dei costi dell’energia.

Per garantire la continuità degli investimenti delle
imprese nazionali e multinazionali in Italia e attrarre
Investimenti diretti esteri (Ide), “è indispensabile
colmare, almeno in parte, il gap che ci separa dai
competitor europei per quanto riguarda il costo dell’energia
elettrica”.

Nel quarto trimestre
dell’anno scorso e nel primo di quest’anno, ricorda il
presidente Anfia, “l’Italia ha attratto solo 51 nuovi
progetti di investimento dall’estero, un numero pari a poco
più di 1/9 di quelli diretti verso il Regno Unito, a meno di
1/5 di quelli verso la Germania, a meno del 30% di quelli
verso la Francia e addirittura a poco più di 1/3 di quelli
verso la Spagna”.
E continua: “Ad oggi, l’Italia è al 38° posto su 50 Paesi
in termini di attrattività per le imprese, con 50,2 punti
contro una media mondiale di 57,3. La Germania (64,8 punti)
è nona”. Bisogna raggiungere l’obiettivo di passare entro il
2020 dall’attuale 15,9% al 20% di Pil legato all’industria
manifatturiera e addirittura superarlo, tornando, così, ai
livelli del 2000, che altri Paesi, come la Germania, sono
riusciti a mantenere nonostante la crisi.
Con 3,8 milioni di Pmi, rimarca Vavassori, l’Italia ne
conta quasi il doppio della Germania: “Queste piccole
imprese potrebbero diventare concorrenti più significative
nell’economia globale se venissero eliminati gli ostacoli
che ne frenano ancora la crescita e si facesse più ampio
ricorso alle esistenti strutture per lo sviluppo di poli e
reti”.
Un altro fronte su cui intervenire è quello della Ricerca e
Sviluppo, “con l’introduzione del credito d’imposta
strutturale, o almeno della durata di 5 anni, per gli
investimenti in R&D”.
Il presidente dell’Anfia chiede anche una deroga al Patto
di stabilità “per consentire investimenti mirati sul
trasporto locale, volti al rinnovo del parco autobus e dei
veicoli speciali (ad esempio raccolta rifiuti)”. E chiede al
Governo di “intervenire tempestivamente anche sui debiti
pregressi, che da troppo tempo gravano pesantemente sulle
aziende, sottraendo ulteriore liquidità in una situazione
economica già particolarmente critica”.
Vavassori propone di lanciare, a livello nazionale, “un
Progetto pilota per la riqualificazione del sistema di
mobilità nel senso di renderla integrata e sostenibile,
selezionando un’area geografica campione del Paese sulla
quale intervenire”.
In Germania e in Francia, fa presente Vavassori, sono in
atto esperimenti estesi di mobilità integrata, dove i
veicoli colloquiano tra di loro e con l’infrastruttura, dove
le vetture sono utilizzate in condivisione tra i diversi
utenti, dove esistono piattaforme intermodali tra auto,
autobus, metropolitana e ferrovia. (Public Policy)

SPE