ROMA (Public Policy) – Dalla definizione di home restaurant alla disciplina delle modalità di avvio o cessazione dell’attività, passando per norme che riguardano i requisiti che devono possedere gli immobili destinati all’attività di ristorazione nelle abitazioni, funzioni di vigilanza e controllo e avvalimento delle piattaforme tecnologiche per far incontrare domanda e offerta.
Sono questi i punti principali trattati dalle proposte di legge alla Camera in materia di home restaurant che sono all’esame della commissione Attività produttive di Montecitorio.
Anche nel corso della scorsa settimana è proseguito, in comitato ristretto, l’esame congiunto delle 4 pdl presentate sul tema da Nino Minardo (Ncd), Azzurra Cancelleri (M5s), Lara Ricciatti (Si-Sel) e Lorenzo Basso (Pd).
Vediamo i contenuti principali:
COS’È L’HOME RESTAURANT: DEFINIZIONI, REQUISITI, LIMITI
Tutte le pdl, con formulazioni un po’ diverse, definiscono l’home restaurant come l’attività non professionale, e saltuaria, di ristorazione svolta nella propria abitazione.
Anche se in affitto, dice la proposta M5s, con utilizzo di “massimo 2 camere, per un numero massimo di 10 coperti al giorno” a prescindere dal numero dei locali adibiti alla somministrazione di alimenti e di bevande. E sempre che non superi il numero massimo di 8 aperture al mese, 80 all’anno.
continua – in abbonamento
IAC