Nucleare e mercato elettrico: Roma-Berlino contro Parigi

0

di Fabio Napoli

BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – Asse tra Roma e Berlino contro la Francia sulla riforma del mercato elettrico. Venerdì scorso l’approvazione del mandato negoziale del Consiglio Ue, che la presidenza di turno svedese aveva messo tra i suoi obiettivi, è slittata per la seconda volta. Già lunedì 19 giugno i ministri Ue dell’Energia, riuniti a Lussemburgo, avevano infatti dovuto gettare la spugna dopo una intera giornata di negoziati.

La ragione di questi continui slittamenti – a quanto apprende Policy Europe da fonti diplomatiche – è dovuta alle ultime richieste della Francia che la presidenza del Consiglio svedese ha cercato in tutti i modo di far rientrare nel testo finale dell’accordo, trovando però gli scudi di Italia e Germania.

L’ultima versione di compromesso – come riportato la settimana scorsa – modificava soprattutto l’articolo sui contratti per differenza, nella parte sugli incentivi per il prolungamento della vita degli impianti esistenti. La norma, pensata soprattutto per le centrali nucleari, era già presente nella proposta originaria della Commissione europea. Da subito – a quanto si apprende – la Germania è stata contraria a questa norma. L’Italia, durante i negoziati interni al Consiglio, si sarebbe accodata, sostenendo come la disposizione, combinata con la norma per la redistribuzione orizzontale dei ricavi dai contratti per differenza, provocasse nei fatti un vantaggio troppo grande per i francesi.

Con le due disposizioni combinate – è il ragionamento – Parigi potrebbe incentivare il prolugamento dei suoi impianti nucleari esistenti, accordandosi con i gestori su un prezzo dell’energia molto basso; grazie poi al meccanismo dei contratti per differenza potrebbe godere di enormi ricavi da spalmare tra le sue imprese aggirando così le norme sugli aiuti di Stato. Per questo la presidenza svedese del Consiglio, nell’ultima versione di compromesso, ha cercato di mettere dei paletti. Tuttavia – a quanto si apprende – per Roma e Berlino la nuova formulazione non era però ancora in grado di evitare distorsioni del mercato interno e della concorrenza. Nemmeno un tentativo di mediazione dell’Italia, su incentivi solo ed esclusviamente sul valore aggiuntivo dell’impianto una volta prolungato, sarebbe andato a buon fine per problemi tecnici.

Adesso la palla è passata in mano alla Spagna, che da quattro giorno detiene la presidenza di turno del Consiglio Ue. Questa settimana in Coreper, la riunione degli ambasciatori degli Stati membri nell’Ue, il punto non è ancora stato messo all’ordine del giorno. A quanto si apprende, la presidenza spagnola starebbe ancora studiando il dossier, mentre sono in corso riunioni tecniche per cercare di trovare un quadra per far stare insieme, in questa partita, Roma, Berlino e Parigi. (Public Policy / Policy Europe)

@Naffete