Tutto quello che ha detto in commissione alla Camera il quasi presidente dell’Istat

0

ROMA (Public Policy) – “Accrescere la credibilità della statistica ufficiale attraverso l’indipendenza dalla politica e un servizio puntuale incondizionato nei confronti della domanda proveniente da cittadini, imprese e istituzioni”. Lo ha detto Giorgio Alleva, ascoltato dalla commissione Affari costituzionali della Camera in merito alla sua nomina alla presidenza dell’Istat.

Ecco i punti principali della sua relazione alla Camera:

LO STIPENDIO “Sono d’accordo con un cospicua riduzione dell’emolumento del presidente” dell’Istat. “Fa parte di quanto ho scritto nelle mie linee programmatiche”.

IL CENSIMENTO Alleva ha proposto inoltre di fare un “censimento continuo in sostituzione del costoso censimento decennale della popolazione italiana”.

GLI OPEN DATA Alleva ha anche parlato di dati: “Certamente sono per la tutela e riservatezza dei dati, ma anche per usare la parola ‘open data’ non solo come slogan. Siamo il Paese fanalino di coda nell’utilizzo di microdati per sperimentazioni, nonostante l’Istat abbia investito molto su questo fronte. Il mio impegno sarà proprio di rafforzarne l’utilizzo”.

UN NUOVO ISTITUTO L’Istat, per Alleva, deve “rispondere a nuove esigenze conoscitive a supporto di decisioni pubbliche, sia per la scelta ‘ex ante’ tra alternative, sia per la valutazione ‘ex post’ delle politiche”. Questo “attraverso l’uso più efficienze delle fonti disponibili, ossia gli archivi amministrativi e i ‘big data’, sia attraverso modalità innovative di diffusione come”, appunto, “gli ‘open data’”.

IL VOTO DELLA COMMISSIONE La commissione Affari costituzionali alla Camera voterà la proposta di nomina di Alleva mercoledì 2 luglio alle 14. È quanto ha deciso l’ufficio di presidenza della I commissione.

La proposta di nomina, decisa dal Consiglio dei ministri, è già stata esaminata dalla 1a commissione al Senato, che ha votato a favore di Alleva. La votazione si svolge a scrutinio segreto e per raggiungere la maggioranza servono i 2/3, quindi – alla Camera – 32 voti.(Public Policy)

SOR